Il mestiere dell’editore – una chiacchierata con Angelo Biasella della Neo Edizioni

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Sono stato un po’ indeciso se chiedere a qualcuno della Neo Edizioni di dire qualcosa sull’editoria – con loro ho pubblicato due libri (il secondo è stato presentato in anteprima al Salone del Libro di Torino di quest’anno e uscirà ufficialmente a ottobre) e non posso considerarmi un osservatore del tutto imparziale. Ho pensato, però, all’opinione che avevo di loro prima di pubblicare,  e ai motivi per i quali ho scelto di affidare proprio a loro le mie storie, e ho capito che, se avessi rinunciato, avrei fatto un torto a me, alla Neo e a chi è interessato alla loro attività.

Andando sul loro sito ufficiale, troviamo il pensiero della Neo:

Predisposti verso il laicismo dispotico, il cattolicesimo morboso e tutti i fautori del nichilismo ecumenico, amiamo incondizionatamente chi è in grado di fare del disincanto contemporaneo un’arte dalle accezioni poetiche.

Alla violenza ostentata, gratuita, conclamata preferiamo quella concettuale, meditata, intimistica.
Apprezziamo il coraggio, la volontà di mettersi in gioco totalmente e auspichiamo una letteratura priva di dettami e condizionamenti, di ipocrisie e riverenze, di tradizionalismi e prudenza. Accettiamo anche umorismo puro, sesso estremo, non solo etero, e ogni delirio di onniscienza.

Nonostante i nostri gusti siano piuttosto forti, manteniamo una certa predilezione per la buona scrittura. Cerchiamo, quindi, autori capaci di sperimentare, di non porsi limiti, di scardinare ogni regola imposta dominando, però, sempre e comunque, lo strumento narrativo.
Ci piace ogni estremo a patto che abbia piena coscienza di sé.

La chiacchierata qui sotto è stata fatta prima che iniziasse il Salone; avrei voluto metterla qui, sul blog, quando ancora non si sapeva come sarebbe andata, ma nei giorni immediatamente precedenti all’inizio della più importante fiera del libro in Italia non ho trovato neanche un minuto per farlo. Ho voluto comunque lasciare l’ultima domanda che riguarda proprio la partecipazione al Salone. Buona lettura!

Grafemi: La Neo Edizioni è una casa editrice fondata nel 2008, da te, Angelo Biasella, e da Francesco Coscioni. Sono passati cinque anni – un tempo sufficiente per tirare i primi bilanci. Le cose sono andate come avevate previsto? Mi riferisco sia agli aspetti economici (la Neo è un’azienda), sia a quelli più personali.

Angelo Biasella
Angelo Biasella

Angelo Biasella: È inutile nascondersi dietro un dito. Gli aspetti economici sono diversi da quelli che avevamo preventivato. Siamo partiti preparati ma lo scenario che oggi ci troviamo davanti è abbastanza preoccupante. Sapevamo che i primi anni sarebbero stati difficili ma credevamo che il duro lavoro, la passione e il fiuto che crediamo di avere, alla lunga avrebbero pagato. Ci crediamo ancora e continuiamo a lottare ma si fa sempre più fatica. L’età avanza e le forze cominciano a scemare… (sorrisino)

Di contro, l’aspetto umano è impagabile. Se penso alle persone che ho incontrato in questi anni, non posso che tirare un bilancio positivo. È ingenuo dirlo ma tutto ciò che è dentro e intorno al mondo editoriale ha una carica vitale salvifica, provoca dipendenza.

G: Quali sono le difficoltà che avete incontrato? Tornando indietro, cosa cambieresti, e cosa invece non cambieresti per nessun motivo?

AB: I primi 4 anni abbiamo avuto difficoltà ad entrare in un circuito di distribuzione nazionale. Ci siamo mossi creando una rete di librerie fiduciarie e appoggiandoci a qualche distributore regionale. I risultati, neanche a dirlo, sono stati altalenanti a fronte di un enorme sperpero di energie umane. Quello, in linea di massima, è stato il nostro maggiore inghippo ma era inevitabile visto che facciamo prevalentemente narrativa di varia e che i distributori più grandi si votano alla Madonna del Rosario piuttosto che investire in quel filone letterario. Tornando indietro, spenderei il tempo in modo più mirato e funzionale ma non eviterei di pubblicare nessuno dei titoli che abbiamo in catalogo. Vado fiero di ogni ansito della Neo Edizioni.

G: Quando sono venuto a trovarvi, nella vostra sede di Castel di Sangro, ho visto il tuo studio, la trincea dove leggi i manoscritti. Dietro la tua scrivania c’erano delle mensole con i libri che vi sono arrivati, ordinati in stretto ordine cronologico. Non scartate nulla, a priori. Pensi che la ricerca di un libro attraverso la lettura delle proposte spontanee alla fine paghi? Che il gioco valga la candela? Che emozione si prova quando ci si trova tra le mani un manoscritto che vale la pena pubblicare? E come ci si sente dopo aver letto il centesimo romanzo non pubblicabile? Ti è mai capitato di trovare qualcosa per la quale hai dovuto dire: “E’ bellissimo, ma non lo posso pubblicare”?

AB: Valutiamo ancora tutto ciò che arriva ma purtroppo i tempi di lettura si sono dilatati sensibilmente. Per questo, sarebbe bello se gli esordienti ci inviassero solo lavori inerenti la nostra linea editoriale. Noi riusciremmo a ottimizzare i tempi; loro riuscirebbero a non dilapidare patrimoni in spedizioni. Per quanto riguarda gli invii spontanei, lascio parlare i numeri: in 5 anni di attività abbiamo valutato circa 2000 manoscritti. Di questi 2000 ne abbiamo pubblicati 3. Non so se il gioco vale la candela. Posso dirti che scovare quelle 3 opere ha comportato, indubbiamente, un enorme investimento di tempo ma non esito a sostenere che senza quello sforzo non avremmo mai trovato quei manoscritti, non avremmo pubblicato tre opere in cui crediamo e non avremmo provato lo stato d’esaltazione tipico di chi in un’ansa dimenticata di un ruscello sconosciuto trova una pepita da tre chili d’oro massiccio. Detto questo, posso affermare con cognizione di causa che, non dopo il centesimo, ma dopo un migliaio di manoscritti scartati la sensazione di scoramento è qualcosa che si avvicina di molto alla voglia di morire. Per bilanciare le tendenze suicide, allora, ci premiamo pubblicando cose che piacciono a noi e che, a detta di tutti, dovremmo evitare. Poesie, raccolte di racconti e testi teatrali… ecco, queste le cose che non riusciamo proprio a vietarci di fare.

Francesco Coscioni, socio di Angelo
Francesco Coscioni, socio di Angelo

G: Leggendo i manoscritti, hai modo di farti un’idea di prima mano sul mondo della scrittura prima dei filtri applicati dalle case editrici. Cosa scrive, la gente che non pubblicherà mai? Quali sono i difetti più ricorrenti? Hai notato qualche tendenza, qualche evoluzione o involuzione, nello stile e negli argomenti trattati, in questi cinque anni? Di cosa parlano, gli aspiranti scrittori? E di cosa non parlano mai?

Allo stand della Neo
Allo stand della Neo

AB: In linea di massima, non mi piacciono gli autori ombelicali, quelli dalla prima persona troppo invadente, i cloni di o i tributi a, gli invasati, i sofferenti. Nutro sospetto (ma non repulsione) verso gli italiani che scrivono libri ambientati all’estero o in epoche storiche che non gli appartengono. Tendo sempre a considerarla una forzatura difficile da gestire in modo appropriato… anche se poi, ad onor del vero, sono stato smentito almeno una volta.

Comunque sia, in ogni esordiente che si rispetti c’è un cantore onirico che preme per emergere, c’è una tapparella che lascia filtrare la “tenue” luce del mattino, c’è un rapporto difficile con i genitori e ci sono le tette della barista mentre al bancone si beve whisky a profusione. Sarebbe bello, invece, che gli esordienti abbandonassero questi stereotipi irritanti e che trovassero una loro voce – credibile e intensa – con cui dare sfogo all’abisso che hanno dentro. Se ce l’hanno, sia chiaro… non è detto che tutti debbano mettersi a scrivere qualcosa. Le cose strettamente necessarie, nella vita, sono altre.

G: In un’intervista che avevi rilasciato un po’ di tempo fa, avevi dichiarato che il tuo sogno è trovare qualcosa di simile a “Le particelle elementari” di Houellebecq. Nel frattempo, hai avuto modo di leggere altri libri che ti hanno entusiasmato allo stesso modo? Con quale spirito di accosti a un libro già pubblicato? Trovi ancora il piacere di leggere che prova un comune lettore, o hai perso qualcosa, dovendo leggere tonnellate di libri che non ti piacciono?

AB: “Brevi interviste con uomini schifosi” di David Foster Wallace è l’ultimo libro che mi ha turbato. Penso sia l’opera più autentica che io abbia mai letto. In tempi oscuri come quelli che ci tocca vivere, la purezza (io scorgo un candore divino dietro le aberrazioni di quei racconti) è una scelta oltraggiosa e turbativa ma di certo coraggiosa e affascinante. Quanto a ritmi e gusti letterari, sono diventato più esigente ma non ho perso la passione per la lettura. Dato il poco tempo a disposizione, devo essere più selettivo di qualche anno fa. Se vedo che un libro non mi coinvolge, lo cestino senza remore e passo avanti. Cosa, questa, che prima mi vietavo categoricamente in rispetto di qualche indistinta musa della conoscenza o dell’esborso monetario ormai avvenuto. Insomma, puttanate…

G: Cosa si prova quando la critica stronca, o non apprezza, un libro che hai scelto? Penso ad esempio a una certa accoglienza che ha ricevuto “Le 13 cose” di Turati – un libro molto bello e innovativo: fa male, fa arrabbiare, o lascia indifferenti?

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Le 13 cose di Alessandro Turati

AB: Non lascia indifferenti. Ogni libro pubblicato è frutto di un lavoro duro e abbastanza sfibrante (anche per l’autore), quindi dispiace quando non viene apprezzato. Purtroppo, sempre più spesso quelli che si occupano di letteratura (online ma anche su riviste cartacee) sono esordienti – che non hanno esordito – delusi e sottopagati. E questi esordienti mancati che giudicano la tua produzione continuano ad inviare manoscritti a tappeto nella speranza di esordire. È triste ma è così. E dato che, per timore reverenziale, non possono inimicarsi le grandi case editrici, sfogano la propria frustrazione con gli editori più piccoli, rei di non saper apprezzare le loro grandissime opere, destinate senz’altro alla gloria futura.

Si scherza, chiaramente, ma la verità non è troppo lontana da questo scenario rovinoso.

Fatta un po’ d’esperienza, comunque, e capito come sedare gli accessi di bile, abbiamo imparato che la “resilienza” è il concetto cui tendere per non farsi venire il sangue amaro. Oggi, quindi, proviamo a stare tranquilli e a volte ci riusciamo.

G: Quest’anno sarete al Salone del Libro? Cosa vi aspettate?

AB: A Torino ci saremo per il quinto anno consecutivo. Come l’anno scorso, divideremo spazio e iniziative con i Nuovi Editori Indipendenti (Caratteri Mobili, Intermezzi, Las Vegas e Miraggi). Saremo nel padiglione 2, allo stand L 17. Oltre a un riscontro milionario di vendite, ci aspettiamo di rinsaldare vecchie amicizie, stringere nuovi rapporti, trovare contatti utili per promuovere i nostri libri futuri, traviare un’enormità di lettori e soprattutto capire finalmente se l’editoria digitale è la panacea di ogni male e non la più grande bufala dopo il millennium bug. I tempi sono maturi per tirare un bilancio… non sia mai che i dati di Amazon si dimostrino un fake e che si debba tornare a penna e calamaio.

Lo stand della Neo al Salone del Libro 2013
Lo stand della Neo al Salone del Libro 2013

8 commenti Aggiungi il tuo

  1. Zio Scriba ha detto:

    La migliore notizia che apprendo qui è l’uscita di un nuovo libro Neo-Zardiano…
    Non vedo l’ora! 🙂

    Un abbraccio a entrambi.

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  2. luciaguida ha detto:

    Aspettiamo ottobre, allora. Un abbraccio 🙂

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  3. morena fanti ha detto:

    Complimenti Paolo.
    E bella la passione di Biasella. Fa sempre piacere sapere che esiste (la passione, non Biasella. Anche lui ovvio 😉 )

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    1. Sik ha detto:

      In effetti, è strano il fatto che io “ci sia”, ma in fondo tutto può esistere… basta volerlo fortemente. 🙂

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  4. anna wood ha detto:

    Intervista impeccabile! Bravizzimo Zardi e bravi i ragazzi della Neo Edizione per la passione che hanno sempre messo nel loro lavoro di editori.
    Mi è piaciuta tantizzimo questa cosa qua : “l’aspetto umano è impagabile. Se penso alle persone che ho incontrato in questi anni, non posso che tirare un bilancio positivo. È ingenuo dirlo ma tutto ciò che è dentro e intorno al mondo editoriale ha una carica vitale salvifica, provoca dipendenza.”

    Sono certa certissima che arriverete!! Me l’hanno detto gli I CHING!
    ip ip urra’!

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    1. Sik ha detto:

      Anna, tu ci lusinghi!

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  5. L' Alligatore ha detto:

    Ho consicuto questa casa editrice grazie al libro di Zio Scriba, Quattro soli a motore e al tuo, Antropometira. Due gran libri, che dimostrano la loro grandezza. A me ricorda la minimum fax degli inizi, non so se apprezzano il paragone. Io poi adoro i libri di racconti, e parlando con altri lettori forti, ho notato che non siamo in pochi. Segno che le case editrici grandi i non capiscono un cazzo o vogliono imporre certi gusti … o entrambe. Lunga vita alla Neo. Bella l’intervista, attendo con trepidazione il tuo prossimo loro libro di racconti.

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