Tra il 2013 e il 2014

Cover of "Imperial Bedrooms"
Cover of Imperial Bedrooms

Finisce un anno, ne inizia un altro, e, banalmente, è tempo di bilanci. Durante il 2013 ho letto parecchio, anche se meno di quanto avrei voluto. Ho iniziato con Limonov di Carrere, comprato in digitale il primo gennaio del 2013, approfittando di uno sconto di Bookrepublic.it – un ottimo libro, anche se qualche mese prima avevo letto HHhH di Binet, con il quale Limonov ha più di un’analogia. Durante l’anno ho letto altri tre libri di Carrere: Vite che non sono la mia, La vita come un romanzo russo L’avversario. Tutti i suoi libri partono dalla realtà (raccontano fatti veri, accaduti a persone vere) ma ogni cosa viene vista attraverso gli occhi del suo autore, che, da scrittore, rielabora ogni cosa e la riconduce alla propria visione del mondo. Scrivere di cose vere – l’ho scoperto leggendolo – dona alla pagina una potenza che la pura fiction (ammesso che esista qualcosa di simile) deve sudarsi parecchio.

Ho scoperto, grazie a Corrado Melluso, Bret Easton Ellis: a gennaio ho letto Glamorama e ho poi continuato con Meno di zero Imperial BedroomsScrittore agli antipodi di Carrere – qui tutto è mistificazione, trasformazione, e invenzione – Ellis mi ha incuriosito parecchio, e devo dire che raramente ho letto qualcosa all’altezza del genio che c’è in Glamorama. E’ un grande, ma in un mondo a parte.

Sempre nel 2013 (in realtà l’avevo incrociato anche a dicembre del 2012, a Roma, alla presentazione di “Esc – quando tutto finisce“) ho conosciuto Fabio Viola, del quale ho letto Sparire, romanzo ambientato per lo più in Giappone. Ecco, tra tutti i libri che ho letto nel 2013, Sparire è, forse, quello che mi ha influenzato di più – quello che, più degli altri, mi ha fatto intravedere nuove possibilità di scrittura. Si dice che una teoria scientifica è buona quando non risponde a vecchie domande, ma ne pone di nuove. Il libro di Viola è stato, per me, un cambio di paradigma; e come tutti i cambi di paradigma è stato doloroso, e mi ha fatto arrabbiare perché mi ha tolto molte certezze. Letto a maggio, ho iniziato ad accettarne le conseguenze solo a fine settembre; ora, non posso che ringraziarlo.

Accanto a Viola metto Giordano Tedoldi, e il suo I segnalati, pubblicato, piuttosto coraggiosamente, da Fazi. Romanzo inquietante, per certi versi fastidioso, a tratti insopportabile per la sua durezza e per la coerenza con il quale un incubo viene portato avanti, I segnalati dimostra che in Italia è ancora possibile scrivere grandi libri, libri capaci di ferire anche i lettori più smaliziati.

E il 2013 è stato l’anno in cui ho conosciuto, sempre grazie all’antologia Esc – quando tutto finisce (edita da Hacca, curata da Rossano Astremo  e Mauro Maraschi), anche Federica De Paolis, autrice del bellissimo Ti ascolto, edito da Bompiani. Ne è nata una bella amicizia tra due persone molto diverse, ma con diversi tratti in comune: le nostre mail parlano di cancro, di figli, e di libri. A cosa servono le antologie? Soprattutto a questo: mettere in contatto persone che scrivono, e che si trovano, quindi, ad affrontare una certa classe di problemi che nel mondo reale non hanno alcun senso.

In luglio (o era agosto?) ho riletto Pastorale americana, il capolavoro di Philip Roth; arrivato alla fine, l’ho riletto un’altra volta. Tra i libri usciti negli ultimi cinquant’anni, e che io ho avuto la fortuna di leggere, solo Il Teatro di Sabbathsempre di Roth, arriva a questi vertici di grandezza assoluta: qui siamo dalle parti di Amleto, o di Guerra e pace. E proprio mentre lo rileggevo, ho letto un’intervista nella quale Philip Roth dichiarava di non avere più intenzione di scrivere un nuovo libro. Di lui ho letto quasi tutto – mi mancano Il seno, e Nemesi (e qualche libro minore scritto tra gli anni sessanta e settanta), che conservo per momenti peggiori.

A settembre, a Pordenone, ho assistito alla presentazione dell’ultimo libro di uno dei miei autori preferiti, cioè Martin Amis: Lionel Asbo – Stato dell’Inghilterra. E’ stato un momento di grande commozione: quando sono uscito dal teatro dove Amis aveva parlato, con il suo libro firmato in mano (stretto vicino al cuore) ho pianto, come un bambino. Ho percepito, chiaramente, di aver sfiorato un genio assoluto.

Che emozione!
Che emozione!

Sempre nel 2013, di Martin Amis ho letto London Fields, Lionel Asbo Cane giallo, oltre a qualche spizzichi di Against the cliche, una raccolta di suoi saggi mai pubblicata in Italia. Il primo è indubbiamente un capolavoro, che presenta tutti i pregi e i difetti del suo autore; Lionel Asbo è il suo ultimo libro, in ordine di tempo, e riprende tutti i temi cari ad Amis – la violenza, la stupidità, una Londra ormai disintegrata, la pornografia; avevo sempre rimandato, invece, la lettura di Cane giallo, considerato da molti lettori il suo libro peggiore: e invece l’ho trovato grandissimo. Amis è un autore con alcune grandi ossessioni, che ripropone in strutture sempre diverse; la sua prosa è vertiginosa, e le sue trame talmente complesse che, talvolta, non si riconoscono neppure. L’informazione, Money La casa degli incontri sono le cose che, di lui, è obbligatorio leggere…

Monument to Nabokov at Montreux.
Monument to Nabokov at Montreux. (Photo credit: Wikipedia)

E poi Guarda gli arlecchini, di Vladimir Nabokov, in novembre. Chi mi conosce mi prende in giro per la mia passione per questo autore, che Alberto Bullado ha definito “il Maradona della letteratura”. Di lui ho letto praticamente tutto – mi mancavano questo e i suoi racconti, che non mi tentano. E’ stata una lettura piacevole, ma ho il sospetto che Nabokov fosse convinto di essere grande per motivi diversi da quelli che, invece, lo rendevano un genio. Qui, ancora ninfette, salti spazio temporali, giochi sulla sua biografia, specchi, falsi indizi, calembour… Un buon libro, ma non memorabile: se qualcuno iniziasse a leggere Nabokov partendo da questo, probabilmente lo abbandonerebbe subito. In settembre, invece, ho riletto Lolita, che mi ha lasciato ancora una volta a bocca aperta. E proprio questa  notte (era già il 2014, a dire il vero), dopo una cena molto divertente (mia moglie ha preparato dei tortellini con spinaci, cioccolata e cedro – deliziosi!), ho riletto il poema che apre Fuoco Pallido.

Ho letto anche Le avventure di Augie March, di Saul Bellow (maestro di Philip Roth e di Martin Amis: il primo ne ha preso l’empatia, il secondo la lingua), in una traduzione del 1962 di Vincenzo Mantovani (l’unica ancora disponibile in Italia…): grandissimo libro. A Natale, invece, ho letto Piattaforma di Houllebecq, regalo di Natale di Angelo Biasella, editor di Neo Edizioni: un buon libro, che però mi allontana ulteriormente dal suo autore. E, a novembre, Rubare tempo all’allegria di Marina Sangiorgi, Raffaelli editore – un’ottima raccolta di racconti della quale parlerò a breve qui su Grafemi.

Il 2013 è stato anche l’anno de Il giorno che diventammo umani, la mia raccolta di racconti uscita con Neo Edizioni. Presentata in anteprima al Salone del Libro di Torino, a maggio, è uscito ufficialmente a ottobre. E’ un libro sul dolore e sull’amore – un libro che fa male (il marito di mia cugina mi ha confessato di non aver avuto la forza di superare il quarto racconto) e che mi ha fatto male, perché, in fondo, parla di me, impietosamente. Ora come ora, non avrei la forza di scriverlo un’altra volta. Dal punto di vista del riscontro, sono felice; ma qualche volta mi piacerebbe che le mie cose fossero scritte da un autore più bravo a promuoverle – da qualcuno che andasse in giro a dire che vale la pena leggerle: io, purtroppo, non ne sono capace.  Il 2013 è stato anche “l’anno delle antologie”: oltre a Esc – quando tutto finisce pubblicato da Hacca, c’è stato Il futuro che non c’era, Psiconline, Cronache vere, Piano B, La morte nuda, Galaad.  Per il 2014, qualche progetto: un racconto lungo (ma io preferisco dire che è un romanzo breve) che uscirà per una casa editrice toscana, una  storia lunga che sto scrivendo dai primi di novembre, forse un’antologia che curerò personalmente…. La scrittura e la lettura stanno diventando sempre più importanti, nella mia vita: mi definiscono più di quanto faccia il mio lavoro (ma meno di quanto faccia la mia famiglia).

Sempre nel 2013 ho conosciuto l’Alligatore, autore di un bellissimo blog, e Peppe Fiore, di sfuggita, a Torino; ho conosciuto meglio Tommaso Giagni, che a settembre, con poche parole, mi ha dato un aiuto incommensurabile. Poi, grazie a Gianfranco Franchi, ho incontrato il poeta Luigi Nacci, del quale aspetto un libro in uscita nel 2014; e grazie a Matteo Righetto, Alberto Bullado, caporedattore di Con Altri Mezzi; grazie a Corrado Melluso, Giorgio Specioso, che spero di leggere presto; e grazie a Nicla Manuppelli, Michele Crescenzo, che cura la rivista Cadillac. Poi, le persone che frequentano il corso di scrittura iniziato a novembre: Sebastiano, Silvia Z., Lucia, Elena R., Ivana, Elena V., Silvia C., Daniele, Francesco, Massimo. Spero di essere all’altezza dei loro meriti! Negli ultimi mesi, ho conosciuto meglio le persone che portano avanti il blog Tutta colpa della maestraAnna Wood, Gianluca Meis, Giorgio D’Amato, Roberta Lepri (della quale leggerò a breve “Io ero l’Africa“), Federico Orlando, Bea Ary. E’ un bellissimo progetto, che vale la pena seguire.

Everybody Go Home
In attesa…

E poi? Ho letto, per caso, un libro di Andrea Pirlo, di cui ho parlato qui, una biografia di Emily Dickinson a metà febbraio, dove si suppone che la poetessa fosse affetta da epilessia, alcuni libri di poesie (Alessandra Racca, Guido Catalano, Petrarca), altri ottimi libri italiani (Daniele Pasquini, Matteo Righetto, Tommaso Giagni, Stefano Sgambati, Rino Gobbi, Leonardo Alessandrini), e Occhi cubani, che è la sorprendente raccolta di racconti di Giacomo Brunoro, e due reportage di Max Maestrello per Zandegù, che sembrano indicare una possibile strada per gli ebook , alcuni saggi (specialmente sulle scienze cognitive)… A fine dicembre ho letto un libro inedito di Carlo Vanin, L’ispettore Elio Gamba, un delirio rigoroso ed estremamente coraggioso, ambientato in un Veneto sotto il dominio della Mediarchia: sarebbe bello che esistesse una casa editrice ancora capace di osare e che si decidesse a pubblicarlo… Oltre ai libri, ho lavorato parecchio, non sempre con soddisfazione, e ho dovuto combattere con una depressione che dal 2010 va e viene, secondo uno schema che non riesco a decifrare… Il mio ottimismo è stato sfregiato, nel corso degli ultimi anni; ora serve soprattutto forza di volontà.

E per il 2014? Per il momento sto leggendo L’uomo senza qualità di Robert Musil (e mi sta piacendo moltissimo!); nel comodino mi aspettano Il sale, la cui lettura è stata ritardata da un prestito incauto, un vecchio libro della Didion, Esperienza di Martin Amis, Nemesi di Philip Roth…. covando sempre la speranza di trovare un autore che non conosco e che possa stupirmi con il suo genio. Ma ci sono già delle certezze. A marzo, salvo imprevisti, uscirà per minimum fax il primo romanzo di Stefano Sgambati, che aspetto con grande impazienza – potrebbe essere, almeno per me, l’evento dell’anno. Dovrebbe anche uscire il romanzo di Simona Castiglione, che avevo letto in anteprima nel 2011 e che mi aveva fatto una grande impressione. E spero che veda la luce un nuovo romanzo di Nicola Pezzoli – so che l’ha finito, e sono sicuro che sarà all’altezza di Quattro soli a motore. E il 2014 potrebbe essere l’anno di Marco Piazza e di Giorgio Specioso, di Carlo Vanin e di Nicola Manuppelli… Sono nomi sui quali sarei disposto a puntare qualche bella cifra. Di sicuro, invece, uscirà il nuovo romanzo di Federica De Paolis, che, ne sono sicuro, andrà benissimo; e forse, anche un nuovo libro di Fabio Viola. E chissà se Daniele Pasquini sta scrivendo qualcosa di nuovo… E Tommaso Giagni? E Martin Amis? Magari Philip Roth ha cambiato idea, e uscirà con un nuovo romanzo di 800 pagine. Gli anni pari mi sono sempre piaciuti. Sono curioso di vedere cosa ci riserva questo 2014!

Buon anno!

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17 commenti Aggiungi il tuo

  1. Antonio De Simone ha detto:

    Tantissimi auguri per un buon 2014! 🙂
    Un saluto. Antonio

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Tanti auguri anche a te, Antonio! Buon 2014!

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  2. simona ha detto:

    Esce, esce. Tranquillo. E anche in traduzione rumena. Buon anno, Paolo, e grazie dell’interessante resumen.

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Bene, lo aspettiamo con ansia! 🙂

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  3. Federico ha detto:

    Grande, Paolo.
    Ho letto “Il giorno che diventammo umani” e mi ha sconvolto sotto tantissimi aspetti, la lettura migliore del 2013.
    Ti ringrazio anche a nome della classe di “Tutta Colpa della Maestra” e dalle maestre citate (te n’è scappata una però, Giorgio D’Amato, che senza di lui il blog non sarebbe mai nato).
    Hai ragione quando dici che uno degli obiettivi della scrittura è quello di avvicinare le persone (il blog ne è l’esempio), poi da cosa nasce cosa e vengono fori le collaborazioni che abbiamo visto in questo 2013
    Buon 2014, Paolo, aspetto la prossima raccolta di racconti!

    Grazie!

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Caro Federico, grazie a te per la lettura! E ora aggiungo il nome di Giorgio D’Amato, che è sfuggito per errore. A presto!

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  4. Sole ha detto:

    Buon anno Paolo e grazie, grazie, grazie! Ottimo elenco e molti spunti per il 2014 che sicuramente influenzeranno le mie letture.
    Io nel 2013 sono stata folgorata dai tuoi libri (letti tutti, tranne i racconti nelle antologie) e da Matteo Strukul e la sua Mila.
    E il primo del 2014 sarà Bacchilione Blues di Matteo Righetto… e credimi non lo associavo a te, ma in libreria alla ricerca di qualcosa di stuzzicante, ho aperto questo libro e, visto che la citazione di Durrenmatt è la stessa di “Antropometria”, l’ho preso. 🙂
    Buon anno ancora! e a presto 😉

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Eh eh… grande Durrenmatt! Il pezzo è tratto da una sua tragedia, della quale mi aveva parlato mio padre qualche anno fa. Mi permetto di segnalarti un post che avevo scritto un po’ di tempo fa, nel quale avevo ricopiato “I 21 punti” di Durrenmatt, posti alla fine della tragedia “I fisici”: https://grafemi.wordpress.com/2012/10/09/i-21-punti-di-durrenmatt/
      Sono davvero interessanti!
      Buon anno e a presto,
      Paolo

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  5. tramedipensieri ha detto:

    Quanti suggerimenti!
    Grazie….

    ….. mi darai la ricetta dei tortellini con spinaci, cioccolata e cedro?

    Colgo l’occasione per augurarti buon anno! Auguri a te e famiglia!

    .marta

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Grazie per gli auguri, che ricambio di cuore!
      Per la ricetta: certo che sì, ora chiedo a mia moglie di scriverla, e poi la metto qui sul blog! 😉
      Un abbraccio e a presto,
      Paolo

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  6. Branoalcollo ha detto:

    Più di così?…Moltissimi libri, devo aggiornare la mia lista di libri da leggere, buon anno!!

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Buon anno anche a te!

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  7. litedinnamoratoconilmondo ha detto:

    Bel post, pieno di interessanti suggerimenti.
    Auguri!

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      grazie, tanti auguri anche a te!

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  8. giorgio d'amato ha detto:

    W Paolo,
    GD
    (sono già arrivato a metà del tuo ultimo, bello bello, “il bacio” una spanna sopra)

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Grazie Giorgio! (e scusa il lapsus che ti ha lasciato fuori dall’elenco… sistemato!)
      Per “Il bacio”, non sei l’unico che lo preferisce agli altri – forse è più “racconto”. Chissà!
      Un abbraccio, e a presto
      Paolo

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      1. giorgio d'amato ha detto:

        e stanotte letto anche quello dei due impiegati e della vedova sarda
        anche questi mi piacque assai assai
        (per la dimenticanza no problem, ce la discutiamo dal vivo a Torino!!!)
        g

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