In uno dei periodi più complicati della mia vita – lavoro a manetta, impegni promozionali legati a “XXI secolo” – esce, proprio oggi, un mio libricino in formato digitale, per la collana Feltrinelli Zoom. E’ un racconto lungo, anche se io preferisco vederlo come un romanzo breve: per chi avesse letto “Il signor Bovary”, la lunghezza è esattamente la stessa.
Il formato è digitale, il costo pure: 99 centesimi, meno di un caffè; ma dura di più – diciamo almeno quanto un pranzo succulento. Dentro c’è un po’ tutto il mio mondo: l’amore, i legami sentimentali complicati, il lavoro, la brutalità che si mescola alla tenerezza, e i corpi che dettano legge. In un cameo, compare per un attimo anche il signor Bovary – un bacio in fronte a chi lo riconosce. Mi sono divertito (divertito davvero) a scriverlo intorno a Natale, a tranche di mezz’ora – il viaggio che va da Roma Termini a Fiumicino, e ritorno. Sull’editore non serve dire molto – stiamo parlando di Feltrinelli – ma posso aggiungere, a margine, che ho trovato un ambiente molto accogliente, disponibile e professionale.
Per i ringraziamenti: Fabio, Giulia e Carolina della Feltrinelli Zoom, Mauro Maraschi e Marco Drago, che hanno reso possibile l’incontro con l’editore, e Intermezzi, la casa editrice de “Il siignor Bovary”, senza la quale non mi sarei mai sognato di scrivere libri di questa lunghezza.
Questo è l’incipit.
Una domenica pomeriggio, dopo aver finito di guardare una partita dell’Inter su Sky, aveva sorpreso sua moglie in camera con le tapparelle abbassate: piangeva in silenzio, al buio, distesa sul letto. Le aveva chiesto se c’era qualcosa che non andava, e siccome lei aveva risposto niente, niente, va tutto bene, lui aveva pensato mestruazioni ed era andato in cucina a farsi un panino; ma mentre apriva il frigo per tirare fuori un vasetto di acciughe, avevai ntravisto, appeso al muro, il calendario lunare sul quale sua moglie annotava l’arrivo del ciclo, disegnando un pallino rosso in corrispondenza del primo giorno.
Fece due conti: erano passati soli dodici giorni dall’ultima volta. Con il vasetto di acciughe in mano, si riaffacciò in camera da letto e di nuovo le chiese se c’era qualcosa che non andava; di nuovo lei rispose niente, niente, va tutto bene, con lo stesso tono di prima, ma questa volta lui capì che lei non aveva alcuna intenzione di essere creduta. Tornò in cucina, confuso…
Buona lettura!
Letto e piaciuto! 🙂
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