E se Fabio Volo fosse innocente?

Sono arrivato a questa conclusione: Facebook non esiste. O meglio: è una struttura vuota, priva di significato e scopo, il cui contenuto è determinato solo da chi ci scrive. E poiché noi vediamo gli status di quegli utenti ai quali siamo collegati da una relazione di amicizia – amicizia 2.0, ovviamente – ciascuno ha un’idea, una rappresentazione, di Facebook totalmente diversa da quella degli altri. Il “mio” Facebook, ad esempio, è fatto da gente che scrive, da gente che legge e da gente che pubblica. Nella timeline che scorre alla velocità della luce, trovo link, pensieri, frasi, che riguardano la letteratura, la scrittura o l’editoria. I gatti sono pochissimi, come sono pochissime le citazioni dei libri di Fabio Volo, o le battute in veneto. Lo trovo quasi sempre interessante – in fondo, ho scelto io chi “seguire” (e questa è una delle critiche più forti che vengono portate contro Facebook e i social in generale: si sceglie un mondo simile a se stessi, privo di una reale forma di dialettica, incapace di produrre un confronto sulle idee). Ci sono, tuttavia, alcuni tormentoni che ciclicamente mi si ripresentano, e sui quali generalmente non dico niente, per mancanza di tempo o per rispetto o per gentilezza. Ma ogni volta mi prudono le dita. Riguardano, molto spesso, la malvagità delle grandi case editrici, la pericolosità sociale dei libri di Fabio Volo, erede di Moccia quale simbolo del Male, e l’ottusita della ggente, incapace di cogliere il talento dei grandi autori i cui capolavori vengono sistematicamente osteggiati e boicottati da un’organizzazione segreta costituita da perfidi recensori e da catene di librerie colluse con il lato oscuro della forza. Non è molto che bazzico nel mondo dell’editoria – poco più di cinque anni – ma credo di essermi fatto un’idea, al riguardo. I miei libri, non ho problemi ad ammetterlo, vendono molto meno di quelli di Fabio Volo – credo che il rapporto sia di uno a mille, nella più ottimistica delle stime. Ma non credo che la colpa sia di Fabio Volo, e non penso nemmeno che questa distanza implichi che i lettori siano cretini o lobotomizzati. Soprattutto non credo che senza Volo, senza Gramellini, senza Bianchini, i miei libri venderebbero di più; non credo neppure che “lettori forti” abbiano smesso di comprare una copia dell’Ulisse all’anno dopo aver letto un romanzo di Volo.

Alla fine ho provato a raccogliere un elenco delle (false) certezze che riguardano il mondo dell’editoria, e poi ho provato a spiegare perché non sono d’accordo.

A differenza di tutte le altre nazioni, in Italia si pubblicano e si leggono libri di scarso valore.

asinoFalso. L’Italia non costituisce un’eccezione. Le classifiche dei libri più venduti, paese per paese, si assomigliano tutte – quest’estate scorrevo quella della Francia, che si vanta dei propri intellettuali, e tra i primi cinque posti c’era la trilogia di “Cinquanta sfumature”. Questa è la classifica dei libri più venduti in America questa settimana: http://www.usatoday.com/life/books/best-selling/ : al primo posto una storia sugli elfi, poi il diario di una schiappa, Tom Clancy, un libro di ricette legato a una trasmissione televisiva… E’ l’Occidente: gli italiani non c’entrano nulla.

L’editoria italiana non è più quella di una volta

illuministiFalso. La prima edizione di Madame Bovary non era arrivata alle cinquemila copie: Proust si è dovuto pagare la prima edizione della sua “Alla ricerca…” perché nessuno la pubblicava; “Lolita”, che è tra i cinque più grandi romanzi del Novecento, è stato rifiutato da quattro o cinque editori americani, prima di essere pubblicato da un pornografo parigino, convinto che si trattase di un pornazzo (attualmente è il 14° libro più venduto di sempre); Kafka non ha pubblicato un solo romanzo mentre era in vita; “Se questo è un uomo” è stato rifiutato due volte da Einaudi (sempre da Cesare Pavese) prima di essere pubblicato qualche anno dopo, in 2500 copie… Gli editori non si sono mai distinti per acume, coraggio o gusto. Non è una caratteristica del nostro tempo, e non è una caratteristica italiana.

I casi editoriali sono costruiti a tavolino

pianifcazioneFalso. nessuno dei grandi successi editoriali degli ultimi trent’anni nasce da una qualche ricerca di mercato. Titoli come “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, “Sostiene Pereira”, “Limonov” ma anche la trilogia “Millennium” di Larsson, “La solitudine dei numeri primi” di Giordano, perfino le “Cinquanta sfumature”, hanno colto di sorpresa tutti. Nessuno ha mai saputo prevedere cosa leggerà la gente tra un anno. E non ho mai sentito di una casa editrice che fa ricerche di mercato per decidere cosa pubblicare: è tutto molto, molto, molto più artigianale.

La gente non legge libri sconosciuti di grandissimi autori perché costretta dalle grandi casi editrici (malvagie) a leggere Fabio Volo

tortureFalso. Non credo che una persona che legge Fabio Volo, privato del suo autore preferito, inizierebbe a leggere Joyce: così come il motivo per cui la gente non ascolta, per dire, l’album jazz di Serij Tankian non dipende da X-Factor o Alessandra Amoroso. Stiamo parlando di lettori o ascoltatori diversi, interessati a cosa diverse. Personalmente, ad esempio, preferisco i Beatles a Stockhausen (e a Vivaldi l’uva passa, che mi dà più calorie): non mi sono mai sentito un ignorante per questo.

La pubblicazione di Fabio Volo impedisce ai grandissimi autori di libri sconosciuti di diventare famosi come Fabio Volo

scrittoreFalso. Non è vero che la pubblicazione di uno scrittore come Fabio Volo preclude la possibilità che un autore meritevole e sconosciuto venga pubblicato; è vero esattamente il contrario! Le grandi case editrici vivono di quattro o cinque best seller all’anno che, con le loro vendite, permettono la pubblicazione di una lunghissima serie di fallimenti quasi sicuri… Sono convinto che il 90% dei libri pubblicati in Italia non arrivino neppure a coprire i costi della loro realizzazione; se non ci fossero i Volo e i Bianchini e i Gramellini e i Camilleri, l’editoria morirebbe nel giro di due o tre anni.

La gente è stupida perché legge Volo invece che libri sconosciuti di grandissimi autori

la_nascita_della_lobotomia_1731Falso. La gente mediamente non è stupida. E non credo che leggere Volo faccia male alla salute, o che si debba essere necessariamente stupidi per apprezzarlo. Conosco tante persone che leggono libri di Volo, della Gamberale e di Gramellini, e poi Bernhard e Tolstoj; mentre è più raro il contrario, e spesso per pregiudizi tanto retrogradi quanto lo sono i motivi che possono spingere qualcuno a leggere Volo.

Parlare male di Fabio Volo fa bene all’editoria

einsturzendeFalso. Demonizzare autori di cui di solito non si è letto nulla diventa un facile alibi per la moltitudine di autori che non pubblicano semplicemente perché scrivono cose belle ma che non ha senso pubblicare. Anni fa sembrava che i problemi della piccola editoria dipendessero tutti da Moccia. La verità è che la maggior parte dei manoscritti che arrivano alle case editrici non ha nulla di interessante: non credo alla favola del capolavoro rifiutato da tutte le case editrici perché troppo meritevole. Si pubblicano tantissimi buoni libri, in Italia – lo fanno anche le case editrici che pubblicano Gramellini. Non vanno in classifica, per gli stessi motivi per i quali gli Einstürzende Neubauten non hanno mai piazzato una hit nella top ten inglese.

I libri sconosciuti dei grandissimi autori sono sommersi da pile e pile di libri di Volo

Falso. Sono entrato, questa sera, nella Feltrinelli della Stazione di Milano. Ho cercato ma non sono riuscito a trovare le famose pile di libri di Volo, Gamberale e Bianchini che toglierebbero spazio ai Grandi Autori Trascurati. Ho visto, invece, un sacco di libri di tutti i tipi e di un sacco di case editrici diverse che ricoprivano ogni centimetro quadrato di uno spazio enorme. E nelle librerie che piacciono a me, i libri di Fabio Volo non si trovano. Non è che state sbagliando libreria?

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Post Scriptum: Dopo aver pubblicato questo post, Andrea Malabaila, editore di Las Vegas Edizioni, mi segnala questo post del 2013 di Carlotta Borasio, anche lei editrice in Las Vegas Edizioni, che dice, in modo molto più netto, e con anni di anticipo, e con maggiore cognizione di causa, quello che dico qui. Il post è davvero illuminante: Moccia e Volo sono gli alibi preferiti degli scrittori esordienti

Organizzato in punti, il primo è questo.

“L’editoria è un mondo chiuso.”

L’editoria è un mondo chiuso tanto quanto quello dei produttori di tende da campeggio. Se non sai niente di tende da campeggio puoi permetterti di andare lì a sentenziare? A lamentarti di dinamiche che nemmeno conosci? E che evidentemente non vuoi conoscere?

49 commenti Aggiungi il tuo

  1. Mi è capitato di avere molta resistenza a leggere dei bestseller proprio per il motivo che erano bestseller (due per tutti: la storia infinita e la saga di Harry Potter, sono entrambi per ragazzi, ma pòenso rendano l’idea). Quando mi sono decisa a farlo, li ho trovati tra i libri più belli di sempre. Questo non significa che oggi andrò a comprarmi un libro di Fabio Volo (non credo, no), ma in effetti sì, penso ci sia molto di vero in tutto quello che dici, snobismo compreso 🙂

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  2. Stefano Aranginu ha detto:

    Su facebook: varrebbe la pena analizzarlo secondo gli strumenti dell’antropologia culturale, per avere un nuovo riscontro di cosa esso sia e cosa ci succede dentro, e di come la socialità abbia una sua nuova natura, una socialità 2.0 forse? Credo non sarebbe scoretto definire facebook (e per estensione tutti i social network) prima di tutto come un non-luogo, una piattaforma di apparente incontro (che, come giustramente scrivi, è vincolato dalle scelte totalmente arbitrarie attraverso possibilità di “selezionare” le proprie “amicizie”). Si affronta la questione solo dall’aspetto dell’ambito della comunicazione, ma questo esaurisce la realtà del discorso nel momento in cui si analizza solo l’aspetto in termini di social-media. Il discorso della letteratura, a mio avviso, verte su un punto non troppo distante da questo discorso (antropologico), ovvero l’antitesi tra quantitativo e qualitativo: posso avere molti amici sulla piattaforma con cui avere rapporti superficiali (post di gattini & co.) o, viceversa, poche amicizie ma con cui le mie discussioni e interessi producono uno scambio di riflessioni, critiche, prodotti costruttivi per l’intelletto, diciamo (come, mi pare, possa essere il tuo caso).
    Per quanto lo possano fare le grandi case editrici (sono aziende, dopotutto, tra i loro principali obiettivi c’è pur sempre il profitto), io lettore-critico/utente-con-criterio non posso lasciarmi vincolare dal discorso quantitativo, ovvero: un libro che vende molto non necessariamente, (salvo casi piuttosto sporadici), è di qualità, anzi. Come giustamente sottolinei le classifiche parlano chiaro. Eppure, a mio avviso hai centrato il punto su un paradosso di cui, attualmente, non si può fare a meno: i libri commerciali permettono di produrre poi quei libri che hanno una qualità letteraria che non miri al semplice intrattenimento.
    Potranno mai le grandi case editrici liberarsi di questo meccanismo? Per il momento pare di no (non possono, o non vogliono?, altra questione che lascio tra parentesi), mentre, le medio-piccole, piccole e microscopiche realtà editoriali solitamente puntano più sulla qualità letteraria che non sulla commerciabilità di un libro (in linea di massima, questa è l’arma che utilizzano per distinguersi dalle grandi realtà editoriali). Tuttavia se i Volo, i Moccia e le Gamberale permettono di far emergere, con i loro introiti, anche una letteratura di qualità, e questo permette a noi lettori di scoprire una letteratura costruttiva, capace di far emergere una riflessione profonda, matura, e più semplicemente la possibilità di poter leggere una storia che valga la pena di essere letta, allora ben vengano gli scrittori commerciali dal milione di copie. E ben vengano i lettori che comprano e leggono quel tipo di narrativa. Purché, si spera, non ci si fermi solo ad essi.

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  3. stravagaria ha detto:

    Come sempre è interessante leggerti. Io sono forse un po’ meno ottimista riguardo alla studipidà dilagante e trovo che fb esalti il peggio di molti, per quanto ciascuno di noi crei una nicchia di contatti ad hoc, come avviene nella vita non virtuale tra le frequentazioni non obbligate.
    Entrando nel merito, Volo è l’ennesimo esempio di tifo all’italiana -pro o contro poco importa, purché si tifi- difficile trovare sul tema un articolo intelligente come il tuo che si pone delle vere domande e cerca delle vere risposte.
    Non mi riferisco nello specifico ai libri di Fabio Volo, ma come criterio generale penso che per esprimere un’opinione su qualsiasi libro sarebbe utile averlo letto, almeno parzialmente per valutarne lo stile e l’accuratezza. Io sono sostanzialmente un’onnivora curiosa e non sempre questa curiosità mi ha premiata ma non rinuncerei alla libertà di spaziare per sembrare un’intellettuale dura e pura. Non ho paura dei giudizi di chi non conosce il mio background, se mai lo studio mi ha resa libera da inutili sovrastrutture. Per tornare a Volo, non amo particolarmente i suoi libri (ne ho letto uno in passato e mi sono fermata lì) ma sono comunque un viatico alla lettura perché, non prendiamoci in giro, non tutti i palati possono reggere Joyce o Proust e l’allenamento parte dal basso. Buona giornata 🙂

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Perfettamente d’accordo! Criticare Fabio Volo, e ancor di più criticare la massa che legge i suoi libri è diventata l’attività preferita degli scrittori che non sfondano – è semplice, è a portata di mano, e si ricevono un sacco di “mi piace”… Ma non serve a niente!
      Buona giornata anche a te!

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  4. satansalvy ha detto:

    Sempre acuto Paolo, mi dico sempre che per odiare una cosa la devi conoscere e infatti Volo l’ho letto. Ecco, preferisco leggere i testi degli Einstürzende…un abbraccio!

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  5. gianniago ha detto:

    L’ha ribloggato su prestazionioccasionalie ha commentato:
    Condivido le riflessioni di Paolo Zardi.

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Grazie! 🙂

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  6. Domenico Del Coco ha detto:

    La gente legge solo la pattumiera costruita a tavolino. Laureato in Editoria con tre romanzi pubblicati di cui l’ultimo Il Quaderno di Madrid Gilgamesh Edizioni viene visto con una certa diffidenza. Dopo che lo leggono si ricrede nel libro valorizzandolo. Romanzo storico con tema guerra civile spagnola non preso in considerazione perché l’autore è pressoché sconosciuto. I libri di qualità? Un optional. Basta che ci sia il logo Mondadori Feltrinelli Rizzoli Einaudi o altre major allora tutti a considerare l’opera vero capolavoro. C’è mancanza di rispetto nei confronti degli autori con sostanza troppo spesso snobbati…ed è una tattica non privilegiare gli autori che hanno sostanza perché formano. Non formando si lasciano le persone nella becera ignoranza per sottometterle…l’editoria ha le sue colpe…

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    1. tina ha detto:

      Io penso che la gente nella lettura voglia evadere dal mondo, almeno per me è così. E certe cose proprio non mi scendono.
      Ripeto. Sono ignorante.

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    2. Paolo Zardi ha detto:

      “La gente legge solo la pattumiera costruita a tavolino”.
      Lolita e Il nome della rosa hanno venuto più di 50 milioni di copie; Guerra e pace ha superato i trenta.

      “Romanzo storico con tema guerra civile spagnola non preso in considerazione perché l’autore è pressoché sconosciuto.”
      Paolo Giordano ha esordito con “La solitudine dei numeri primi” vendendo 2 milioni di copie solo in Italia.

      “Basta che ci sia il logo Mondadori Feltrinelli Rizzoli Einaudi o altre major allora tutti a considerare l’opera vero capolavoro.”
      E’ vero il contrario: è sufficiente che un libro di queste case editrici abbia successo perché tutti inizino a parlarne male.

      “C’è mancanza di rispetto nei confronti degli autori con sostanza troppo spesso snobbati…ed è una tattica non privilegiare gli autori che hanno sostanza perché formano. ”
      Chi ha organizzato questo complotto?

      Scherzi a parte: non sono d’accordo con questo punto di vista. Anzi, il post è stato scritto proprio per contestare questa visione secondo la quale i capolavori sono trascurati perché pericolosi. In questi anni ho letto bellissimi libri che non potranno mai scalare le classifiche dei libri più venduti, semplicemente perché non sono abbastanza commerciali: in questo non vedo nulla di strano. Nel mondo della musica esistono gruppi o cantanti davvero talentuosi che hanno scelto strade diverse da quelle che portano in classifica, ma nessuno pensa che esista un disegno dietro al fatto che uno come Chris Garneau, per fare un nome, non è una pop star.
      In bocca al lupo!

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  7. tina ha detto:

    Io mi reputo un ignorante.
    Non capisco l’arte, non capisco la musica.
    Amo leggere.
    Leggo ciò che mi piace, letture che ti fanno vivere belle storie, storie noir, gialli.
    Ciò che non sopporto sono gli snob in ogni campo.
    Quelli che ti criticano perché ascolti Mengoni mentre dovresti ascoltare solo geni assoluti come Freddy Mercury.
    Quelli che ti criticano, appunto, se leggi Fabio Volo perché ci sono migliaia di autori che hanno fatto storia.

    La mia domanda è… E Dunque?
    Ma almeno nel campo dell’arte, della musica la smettiamo di classificarci in Intenditori e Plebaglia.

    Leggete ciò che vi pare e se gli snob vi criticano regalategli un libro di Fabio Volo, senza copertina… Lo leggeranno e magari gli piacerà pure! 😉

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  8. Luisa ha detto:

    Qualche giorno fa (complice Fazio e il suo siparietto del week end in TV), ho letto sul noto social color puffo, la solita lista di insulti fra pro e contro Volo e mi è venuto da pensare agli ormai datati guelfi e ghibellini che alla prima occasione tirano fuori le armi, e che armi! L’apostrofo invece dell’accento sarebbe un deficit immunitario tipico di chi legge Volo! Qualcuno dovrebbe informare gli organi preposti, se non addirittura le case farmaceutiche, così che possano studiare un rimedio chimico per riportare questo mondo alla decenza.

    Qualcuno ha ritenuto di dover paragonare Volo ad Erri de Luca, così ho pensato al surrealismo, perché ci diceva tutto. Giudizi a parte, sono entità diversissime e forse in comune hanno solo la Bignardi e le Invasioni barbariche, in cui sono passati nelle vesti di ospiti.
    Ho avuto la tentazione di dire la mia, ma sul punto di cliccare “invio”, ho cancellato, perché la sola idea di calarmi in un’arena mi abbassa le difese immunitarie ultimamente.
    Leggere il tuo post invece mi ha fatto piacere. Ti penso come quello che, con tutta la calma del caso, se ne esce e dice: “il re è nudo” ed è tempo di dirlo!

    Anni fa un “intellettuale” mi parlò di una sua amica che stava scrivendo uno di quei “libracci” alla Volo, perché voleva fare soldi, e quindi volentieri avrebbe sacrificato la sua innata intelligenza e cultura proustiana per il volgare denaro. Mi aspettavo di vederla in uno straccio di classifica, una qualsiasi, ma niente, non è emersa da nessuna parte. Per fortuna non esistono ricette per stabilire chi e cosa avrà successo.

    L’impressione, quando sento commenti su Volo, è che se ne abbia paura o rabbia. Lo trovo strano. Posso vivere tranquillamente senza che le classifiche mi sfiorino. Non leggo un testo solo perché va di moda. Mai una volta un libraio mi ha rifilato Volo en passant, nascondendolo fra testi più “impegnati”, e quella sola volta in cui l’ho letto (si, uno l’ho letto) non sono morta, non sono diventata un lupo mannaro, e non mi è successo nulla di definitivo ed irreversibile!! Non è il mio genere, non mi interessa quel tipo di trama. Fine del problema.

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Concordo su tutto! Si può vivere, e scrivere, e leggere, serenamente senza considerare, o anche considerando, Fabio Volo. 😉
      Un abbraccio!

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  9. sono abbastanza d’accordo sulla gran parte dei punti, tranne su un aspetto file-rouge della riflessione: la stupidità media. io credo fortemente che il livello culturale di una grande maggioranza di persone – in cui includo me stesso, non per modestia – sia decisamente sopravvalutato.

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Eh eh…. è un’obiezione arrivata da più punti. Riprendo il commento che ho lasciato qui sotto, pari pari.

      In realtà, la frase aveva un’altra intenzione: si rivolgeva a quegli autori che pensano, e spesso dicono: “La dimostrazione più lampante del fatto che la gente è stupida è che non legge i MIEI libri”. Io non credo che sia così. Penso che l’ego spropositato di molti autori abbia bisogno di spiegare il proprio insuccesso dando la colpa ai lettori, alla gente, al popolo bue, alla massa ottusa di lettori caproni… Ma è un alibi. Se guardi la classifica dei libri più venduti di sempre (ad esempio qui https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_best_seller ) vedrai che tra la Rowling e Dan Brown ci sono anche ottimi libri; e anche i libri della Rowling e di Dan Brown hanno caratteristiche per certi versi uniche che ne spiegano il successo.
      Poi non c’è dubbio che, statisticamente, metà della popolazione è più ignorante della metà della popolazione più colta; l’estensione di quella che chiami elite culturale può essere più o meno ampia. Ma il punto è che non possiamo derivare la stupidità di un popolo dalle classifiche dei libri, o da quanti libri ha letto tra quelli che abbiamo scritto noi.

      a presto!

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  10. S. ha detto:

    io penso che Volo vendi tanto perchè, come dice uno scrittore serio come Maurizio De Giovanni, riesce entro le prime 15 pagine, a farti entrare nella storia, parlando direttamente con il lettore, sa costruire ambientazioni e personaggi credibile e che sia assolutamente ingiustificata questa spocchia, verso di lui, che cmq riesce a far fare cassa, come giustamente dici.Quello che invece mi fa rabbrividire sono più i libri di Vespa…ma davvero c’è qualcuno che li compra?!

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Non entro nel merito dei libri di Fabio Volo, che non ho mai letto, così come non ho mai letto i libri di Bruno Vespa né quelli di Maurizio De Giovanni, di cui ho sentito parlare bene…. Diciamo che il post si rivolgeva soprattutto a quelli che incolpano Fabio Volo, e la gente (che viene per questo insultata), per il proprio insuccesso letterario. La letteratura d’evasione è sempre esistita e non ha mai fatto male a nessuno. Non esistono complotti contro i piccoli editori né verso gli autori di capolavori che nessuno vuole pubblicare… a presto!

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  11. robertobolognesi ha detto:

    Sono l’autore di un flop colossale e mi riconosco in tutto quello che hai scritto.

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Ah ah! Siamo in buona compagnia! 🙂

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  12. Muninn libri ha detto:

    Serij Tankian HA FATTO UN ALBUM JAZZ? Comunque clap clap clap.

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Certo! 🙂
      Si chiama “Jazz-is-Christ”, qui trovi maggiori info:
      https://it.wikipedia.org/wiki/Jazz-Iz-Christ

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  13. mayfair61 ha detto:

    Paolo, qualsiasi post che citi i mitici Einsturzende Neubauten merita la mia attenzione. Se poi non ascolti Stockhausen e preferisci i Beatles ti capisco. I Beatles SONO musica classica immortale. Hai ragione su gran parte delle cose che dici, soprattutto sul piano “tecnico-editoriale”.
    Ed è vero che chiunque sia interessato ad un settore si beve tutto, pur capendo le differenze.
    Io nel campo cinema-musica-letteratura ho assunto ogni tipo di sostanza mentre l’uomo medio si disinteressa in genere dell’arte COME arte.
    Quello su cui sono in disaccordo è questa frase

    Falso. La gente mediamente non è stupida. E non credo che leggere Volo faccia male alla salute, o che si debba essere necessariamente stupidi per apprezzarlo. Conosco tante persone che leggono libri di Volo, della Gamberale e di Gramellini, e poi Bernhard e Tolstoj; mentre è più raro il contrario, e spesso per pregiudizi tanto retrogradi quanto lo sono i motivi che possono spingere qualcuno a leggere Volo.

    …o meglio, la prima parte.
    Anche tu fai il classico errore delle persone intelligenti che frequentano microcosmi superiori alla media.
    La gente mediamente È stupida ed è questo che spiega le classifiche di vendita in tutto il mondo.
    Il secondo errore che fai è quello di pensare che tutto il mondo è paese.
    A livello di classifiche potrebbe sembrare così ma se in quei posti ci vai e ci stai per davvero comprendi immediatamente che per il microcosmo al quale tu ed altri appartengono l’ossigeno è migliore, costante e continuo.
    Parlo di Francia, UK ad esempio.
    Guarda i film di nicchia nostri e i loro e vedi subito.
    In definitiva se fai parte del 20% di èlite culturale e sociale, emigrando staresti subito meglio. E di molto.
    Un abbraccio

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Capisco bene la tua osservazione – anche su Facebook, dove questo post è stato rilanciato, qualcuno ha evidenziato questo aspetto.
      In realtà, la frase aveva un’altra intenzione: si rivolgeva a quegli autori che pensano, e spesso dicono: “La dimostrazione più lampante del fatto che la gente è stupida è che non legge i MIEI libri”. Io non credo che sia così. Penso che l’ego spropositato di molti autori abbia bisogno di spiegare il proprio insuccesso dando la colpa ai lettori, alla gente, al popolo bue, alla massa ottusa di lettori caproni… Ma è un alibi. Se guardi la classifica dei libri più venduti di sempre (ad esempio qui https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_best_seller ) vedrai che tra la Rowling e Dan Brown ci sono anche ottimi libri; e anche i libri della Rowling e di Dan Brown hanno caratteristiche per certi versi uniche che ne spiegano il successo.
      Poi non c’è dubbio che, statisticamente, metà della popolazione è più ignorante della metà della popolazione più colta; l’estensione di quella che chiami elite culturale può essere più o meno ampia. Ma il punto è che non possiamo derivare la stupidità di un popolo dalle classifiche dei libri, o da quanti libri ha letto tra quelli che abbiamo scritto noi.
      Un abbraccio!
      ps sapevi che Fabio Volo è tradotto in 22 lingue? 😉

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      1. mayfair61 ha detto:

        In questo senso sono d’accordo con te e d’altronde la gente che scrive sarà sempre di più di quella che legge in un mondo dove si legge sempre meno.
        Personalmente non invidio mai nessuno e quindi non ho la sindrome che tu descrivi e che trovo infatti molto diffusa.
        Ciò non toglie in ogni caso che la percentuale di stupidità e mancanza di gusto, anche letterario, sia molto più diffusa di quanto dici tu, secondo me, e che Fabio Volo, pur tradotto in molte lingue, resti un cane abbaiante alla luna.
        Che abbia successo peraltro non mi genera nessuna invidia ma capisco perfettamente perché sia così “vincente”.
        Basta guardare appunto Facebook, specchio abbastanza fedele di cosa succede nella società, dove trionfa il luogo comune finto profondo…e via con un profluvio di like.
        La cosa che manca e manca sempre più è un interesse SPECIFICO per le singole arti.
        Tutti guardano distrattamente tutto e dicono la loro ma in fondo non hanno un interesse reale e tecnico su quanto viene loro propinato … Ciò che conta è che solletichi certezze costruite altrove e che non occupi troppo tempo.
        Considerazioni estetiche che non siano piloriche e/o immediate (like or not, appunto) non sono ammesse.
        A presto!

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        1. Paolo Zardi ha detto:

          La tua analisi è corretta, ma c’è un punto sul quale non sono convinto: quando dici “La cosa che manca e manca sempre di più…” Ecco, non sono sicuro che oggi sia peggio di cento anni fa. Non credo che la moltitudine di persone che riempie Facebook di post su Fabio Volo e mette “mi piace” a tutto quello che vede, cento anni fa passasse le sue serate leggendo Kierkegaard o Puskin… semplicemente, cento anni fa non aveva voce, non poteva esprimere i propri gusti semplici, pacchiani o meravigliosi che fossero…Da bambino andavo in un piccolo paese nella provincia di Belluno; per certi versi erano rimasti fermi all’età della pietra, dal punto di vista culturale. Ora, a distanza di trent’anni, so che hanno aperto un circolo culturale, che è stato realizzato un libro fotografico che tenta di ricostruire la storia di quel paese.
          Questa mattina voglio essere ottimista: i lettori di Fabio Volo sono le persone che cinquant’anni fa leggevano Harmony e la cronaca nera nei giornalii… Non c’è stata una migrazione di massa dai grandi classici verso la letteratura di intrattenimento, ma, piuttosto, una crescita dell’alfabetizzazione media che consente ai figli di una generazione che non leggeva di iniziare a farlo adesso… Troppo ottimista?

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          1. mayfair61 ha detto:

            Su questo sono d’accordo, la percentuale di “bovinità” è rimasta abbastanza costante nella storia ma oggi si nota di più tutto perché ci sono i media e i social ad amplificare tutto.
            Concordo anche che oggi i lettori di questa roba sono gli stessi di harmony e cronaca nera etc.
            C’è, sempre imho, però una variante tutta moderna che è la analfabetizzazione di ritorno che in Italy è molto evidente e di cui molti studiosi e statistici più bravi di me hanno parlato ampiamente nei mesi scorsi.
            Ossia l’homo novus, pur essendo molto più formalmente alfabetizzato del passato, in realtà ha sviluppato tutta una serie di sindromi, di abitudini, tipicamente moderne, che lo porta in sostanza a regredire e ad avere una cultura di base molto molto scarsa.
            A livello estetico questo è evidente : la mole di informazioni e stimoli oggi a disposizione è immensa, tuttavia la bovinità non è scomparsa, ha assunto altre forme.
            In particolare poi mi sembra che la crescita della informatizzazione (che tutti, me compreso, considerano un bene) abbia questa “dark side” che si vede benissimo nell’uso demente che ne fanno alcune fasce di popolazione e abbia ridotto, nella sostanza, l’importanza dell’estetica e del valore delle arti (nella musica è evidentissimo) a vantaggio del puro meccanismo di fruizione, oltretutto nevrotico e non riflesso.
            Evidentemente questo non tocca la sempiterna èlite culturale e sociale, che trova in questi mezzi un meraviglioso potenziamento alla conoscenza approfondita.
            Quindi caro Paolo, sì, direi che sei un po’ ottimista ma questo è tipico delle brave persone, che hanno buone frequentazioni.
            Smile.

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  14. Elle ha detto:

    Libri diversi, rispondono a esigenze diverse. E se piace leggere, si legge di tutto, tranne nel pensiero.
    Insomma, sono d’accordo con te.

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  15. andrea ha detto:

    ti ringrazio paolo perché praticamente hai scritto quello che avrei voluto scrivere anche io. grazie davvero, perché sono sommerso da discussioni su volo. userò questo post.

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  16. Mariella ha detto:

    Libri diversi per gente diversa. E’ questo il bello. Tutto il resto è solo alibi di gente ottusa.

    Ottimo pezzo. Grazie Paolo.

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  17. Amilcare Caselli ha detto:

    c’è un refuso sulla triloiga di larsson

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      ops, grazie, sistemato!
      ps l’amica Simona mi ha anche segnalato che “Se questo è un uomo” fu rifiutato entrambe le volte da Cesare Pavese – sistemato anche questo

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  18. Mr Tozzo ha detto:

    “Perché questa gente anziché criticare me non si mette sulla tastiera e li scrive questi libri migliori dei miei?” E con questa frase Fabio Volo zittisce tutti i “sapientoni” che navigano sul web !!

    E aggiungo che in questo Paese abbiamo il vizio di criticare SENZA fare !!

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  19. Zio Scriba ha detto:

    Stavolta l’unica cosa a trovarmi totalmente d’accordo è il titolo: Volo è ovviamente innocente, perché di questo sistema non è causa ma effetto. Per sistema intendo mille cose, ma soprattutto il conflitto d’interessi di un trust mediatico sempre più sfacciato e più sguaiato (non costruirà i successi a tavolino, ma è noto che certi editori vanno ormai quotidianamente alla ricerca di deejay, cantanti, registi, soubrettes, attori per CHIEDERGLI di scrivere un libro, che sarà poi facile rifilare al pubblico solo grazie al nome dell’autore). Non solo le persone come Volo possono imporre all’ingrosso i loro insulsi prodottini grazie alla sovraesposizione televisiva e alle lenzuolate di pubblicità sui giornali, ma addirittura, poco tempo fa, lo stesso Volo ha avuto a disposizione una pagina INTERA del Corriere della Sera per dirsi (e dirci) quanto è bravo, per dire che chi lo critica è invidioso della sua “felicità” (oltre ai dati di vendita sbandierava pure la bella compagna, echissene…) concludendo addirittura con accuse di disfattismo e antipatriottismo (l’illuminato concetto era che se un italiano domina le classifiche italiane bisognerebbe soltanto lodarlo in coro e sostenerlo ulteriormente, nell’interesse del Pil e della Gloria della Patria).
    Non ho NULLA contro di lui perché lui semplicemente non fa parte del mio mondo, costituito da Scrittori Eccellenti come Amis, Roth, Auster, Vargas Llosa, Gary ecc. ecc., ma anche se il tuo post dice molte cose assennate e sensate, io non avrei mai sprecato una sola parola per “difendere” uno che dall’alto del suo trionfo si mette pure a fare Marameo, affiancato da decine di soldatini (di cui tu ovviamente NON fai parte!) che propagano in lungo e in largo la menata dell’invidia… (Ho visto gente che per far sentire più in colpa, più cattivone, più meschino, chi osava criticarlo, è arrivata alla patetica furbata di definirlo, anziché “famosissimo personaggio televisivo”, “ex panettiere”…)
    Perché poi l’indignazione, per chi è appassionato di qualcosa sia come creatore che come fruitore, è anche questione di “livelli”, no? Difficilmente il regista indipendente di talento avrà da ridire sul successo di prodotti di alto livello come Guerre Stellari o Il signore degli anelli. Ma è chiaro che davanti al successo delle 50 flatulenze vaginali, un pochettino i coglioni gli girano!
    Quanto alle classifiche, certo, nemmeno io credo che l’estero sia il Paradiso dei lettori e degli scrittori. Di cacca se ne vende molta ovunque. Ma anni fa un paio di giornali presero l’abitudine di pubblicare le classifiche straniere. Smisero presto. Forse perché il raffronto con le nostre era autolesionistico e generava vergogna. Per esempio, a ogni uscita di traduzioni europee di grandi autori contemporanei come i primi quattro che ho citato sopra, immediatamente il libro conquistava uno dei primi tre posti in Francia, Germania, Danimarca, ecc. Mentre da noi non si affacciava nemmeno fra i primi venti.
    Detto questo, la cosa davvero assurda è quando a frignare per le vendite volesche non sono gli outsider sconosciuti (io per esempio non frigno: preferisco scrivere – e dopo questa riflessione ispirata dal tuo post non parlerò mai più di Volo in vita mia) ma gente che magari ha vinto premi con romanzi ancor più noiosi, stereotipati e stucchevoli di quelli di Volo.
    Un abbraccio grande, caro Paolo.

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Caro Nicola, di fondo la pensiamo allo stesso modo – sullo stato di salute della cultura (tu dici italiana, io dico occidentale se non mondiale), sul problema concreto delle concentrazioni mediatiche che monopolizzano il mercato – ma su un punto probabilmente no: i due mondi, quelli di Fabio Volo, Invasioni Barbariche, Che tempo che fa, quotidiani, vetrine di librerie di catena, e quello degli autori che citi, della piccola editoria indipendente, delle libreire indipendenti, degli scrittori che non possono contare su una notorietà costruita in altro modo, per me non hanno nulla in comune, mentre per te (ma non vorrei fraintendere il tuo pensiero) condividono lo stesso “oggetto”; cioè il romanzo, o la letteratura in generale.

      Io non sto difendendo Fabio Volo, di cui non ho letto nulla e sul quale non posso esprime giudizi: sto attaccando un certo modo di guardare a Fabio Volo come se fosse un fenomeno da combattere in nome della salvezza della Letteratura e della Cultura: questo post nasce come un commento a questo post https://zonadidisagio.wordpress.com/2015/12/16/gli-scrittori-e-lapplauso-facile/ di Ncola Vacca (che stimo), che rappresenta benissimo un certo modo di parlare di letteratura (post condiviso su almeno una decina di bachece di persone che seguo su Facebook).
      Credo che quel modo di vedere il mondo della letteratura sia molto più dannoso dell’opera omnia di Fabio Volo + Gramellini + Bianchini, perché fornisce alibi, crea scrittori insoddisfatti e presuntuosi, e insulta le uniche persone a cui dovrebbe essere interessato uno scrittore, cioè i lettori in generale.. Scrivere non è una missione finalizzata a far crescere il mondo, a educare gli ignoranti, a salvare la gente dall’orrore dell’ignoranza… Può essere che tutto questo rientri tra gli “effetti collaterali” di un libro, ma non è a questo che dovrebbe pensare uno scrittore (non sto dicendo che tu pensi a questo: ma il mondo immaginato in quel post sì). Io non credo c’entri l’invidia… ma di sicuro dietro c’è la percezione che se Fazio invita Volo a Che tempo che fa, e trascura i mille autori (dico un numero a caso, ma secondo me è per difetto) che quest’anno hanno pubblicato un libro con una casa piccola editrice, allora è un’ingiustizia. Secondo me, non lo è. Ci sono migliaia di cantanti pieni di talento che scrivono canzoni molto belle che nessuno vedrà mai in tv, e che noi non conosciamo e non facciamo nulla per conoscere, che non sono distribuiti, che mettono i video su youtube – cose anche meravigliose, come questo che, non so perché, sono certo apprezzerai: https://www.youtube.com/watch?v=YcjuD062zP4 ) e non danno la colpa a Fedez o a Sanremo se non sono primi in classifica, se non vengono invitati ad Amici a cantare…. Continuano a scrivere, senza preoccuparsi delle classifiche, senza pensare che se uno più scarso di loro ha avuto maggiori attenzioni allora c’è stato un torto – senza pensare che la mancanza del loro successo sia un limite della loro opera, un limite della gente, o colpa di qualcuno…
      Ecco, tutto questo non lo sto dicendo a te, che sei ben oltre tutto questo – lo dico per cercare di spiegare meglio il mio punto di vista.
      Un abbraccio, caro amico mille volte più bravo di Gramellini! 🙂
      Paolo

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      1. Zio Scriba ha detto:

        Per le ultime parole non posso che ringraziarti commosso (e anche un po’ orgoglioso, dal momento che le so così sincere e così autorevoli!) 🙂
        Sì, probabilmente ti riferisci a una massiccia e ripetuta virulenza di attacchi (una sorta di Tiro a Volo) che a me, dal mio eremo, per fortuna erano sfuggiti, perché spesso il risultato di queste polemiche è il far risultare sgradevoli, e noiosi assai, entrambi gli scatenati schieramenti…
        Il tuo discorso sulla letteratura d’evasione è sacrosanto (anche se non mi piace il termine, perché per me sorbirmi roba di basso livello non è “evasione”, ma qualcosa di molto simile a spararmi nelle palle, io voglio “evadere” fruendo di cose belle e intelligenti, e il sogno, lo scopo – magari utopistico – della scolarizzazione di massa e dell’educazione culturale di tutte le fasce popolari dovrebbe proprio consistere nel tentativo di metterle in grado di fare altrettanto). Ma proprio per questo non mi piace l’odiosa, escrementizia arroganza di uno che, “dall’alto” (si fa per dire) dei soli dati di vendita viene a dire con spocchioso tono di sfida “perché non si mettono alla tastiera e li scrivono, questi libri migliori dei miei”? I tuoi sarebbero “migliori” in virtù dell’incasso? Se gongolasse di meno e leggesse di più, forse scoprirebbe che esistono già, codesti libri (magari scritti non da chi attacca Volo a giorni alterni ma da chi sta zitto e scrive, questo voglio dirlo e devo concederlo).
        E poi, l’edonista snob che sonnecchia in me resta convinto che, se non dalla televisione, almeno dai giornali ci si aspetterebbe che celebrassero un po’ meno il “Basso Livello”, comunque lo si voglia chiamare: evasione, intrattenimento, pop, commerciale, fuffa, cacchetta… (Poi qui subentra sempre lo stesso discorso: qualcuno potrebbe obiettare che i giornali parlano tantissimo anche di alta cultura accademica per eruditoni iniziati – e io risponderei che, appunto, la Buona Narrativa si colloca in una Via di Mezzo, che sui nostri giornali pare proprio NON ESISTERE, se non quando si occupano di scrittori americani).
        Il verbo DIVULGARE suonerà pure vecchio e paternalistico, ma non credo sarebbe così difficile (e così antieconomico e controproducente) AIUTARE e prendere per mano i lettori, soprattutto giovani, per suggerirgli il modo di “evadere” con qualcosa di meglio, stuzzicandoli e incuriosendoli. Sono sicuro che molti di loro, stupiti, soddisfatti e contenti, ringrazierebbero! E andrebbero a svendere (magari arrossendo un po’ in viso) al Libraccio quei “capolavori” che oggi gli sembrano il non plus ultra.
        Baci, caro Paolo, e auguri di entusiasmanti Letture! 🙂

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  20. Ivan Bavuso ha detto:

    Avendo trovato l’articolo molto interessante, mi sono permesso di postare il link sul mio blog: http://imieiraccontiinrete.blogspot.it/2015/12/dal-blog-grafemi-e-se-fabio-volo-fosse.html

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  21. Francesco Vitellini ha detto:

    Purtroppo la proposta che arriva effettivamente al lettore è sempre decisa dalle strategie di marketing delle case editrici, c’è poco da fare. Sarà pure vero che le librerie sono piene di libri, ma quelli realmente promossi sono pochi, sempre i soliti titoli che hanno buone probabilità di trasformarsi in profitti. Profitti usati per pubblicare il 90% di fallimenti? Non credo sia una percentuale vicina alla verità, ma è solo una mia impressione.
    Perché alcuni titoli vendono più di altri? Abbastanza facile. Prendiamo, per esempio, le 50 sfumature che ha citato diverse volte. C’è sesso e perversione. Di più non serve a una persona media per sentirsi attratta, perché le campagne di marketing sono strutturate in modo da solleticare il guardone che c’è in essa.
    Un discorso simile si può fare per i libri di Volo e Gramellini (per fare due esempi). Sono testi semplici, facili, che parlano al lettore come fosse un amico seduto davanti a lui, raccontando storie che più o meno capitano a gente che il lettore conosce o a lui stesso. E questo incoraggia il lettore medio, perché non sono richieste particolari conoscenze per comprendere. Dopotutto questo genere di libri non è pensato per lasciare qualcosa. Servono a intrattenere senza costringere il lettore a usare la propria fantasia o creatività di pensiero. Ecco perché io li considero banali.

    Gli autori di oggi li vedi in tv, li senti alla radio, sono su facebook e così via. Chi li legge sviluppa verso di loro una sorta di conoscenza personale, quasi un’amicizia (ormai i media permettono una sovraesposizione impensabile per autori di 50 o 100 anni fa). Ovviamente si tratta di un moto unidirezionale, dal lettore all’autore, ed esiste solo nella mente del lettore. Ma tanto basta per assicurare la vendita.
    Chi, al contrario, li demonizza lo fa per esprimere un disagio. Sarà pur vero che molti sono invidiosi del successo (io credo più della ricchezza e del fatto che non devono lavorare per vivere), e sarà anche vero che molti di questi invidiosi sono scrittori incapaci a cui nessuno ha mai consigliato di lasciar perdere, ma non sono tutti così.
    Non è solo l’invidia a far nascere le critiche, e pensarlo è indice di pigrizia mentale. Io provo rabbia, per esempio. Rabbia perché l’Italia è un paese in cui i lettori sono sempre meno ma in cui chi ha quasi il dovere di intervenire non fa che presentare autori dalle capacità mediocri, ma spendibili sul mercato, contribuendo ad affossare ancora di più la qualità dell’offerta. Diventa difficile, così, interessare i potenziali nuovi lettori.
    Provo indignazione perché autori come Erri De Luca, Scarpa e Aldo Nove sono acclamati come grandi poeti solo perché acquistano notorietà per altro, mentre la qualità delle loro composizioni è infima.

    Comunque, a ciascuno il suo.

    Fabio Volo non ha alcuna colpa. Ha il grande merito di essersi inserito in un mondo che sta diventando sempre più a misura sua e dei suoi simili.

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Ciao Francesco, provo a risponderti per punti:

      “Purtroppo la proposta che arriva effettivamente al lettore è sempre decisa dalle strategie di marketing delle case editrici, c’è poco da fare.”

      La proposta che arriva al lettore, la proposta alternativa alle grandi case editrici, è enorme – ci si poteva rendere conto di questo andando alla fiera dell’editoria indipendente che si è tenuta a Roma ai primi di dicembre…

      “Sarà pure vero che le librerie sono piene di libri, ma quelli realmente promossi sono pochi, sempre i soliti titoli che hanno buone probabilità di trasformarsi in profitti.”

      Dipende dalle librerie. E’ come per il vino: al supermercato trovi una certa proposta, se vai in un’enoteca un’altra. Le librerie delle grandi catene sono sempre legate o a case editrici o a distributori che detengono case edirici o sono di proprietà di case editrici, ed è normale (sicuramente non giusto) trovare soprattutto libri di un certo tipo. Ma esistono tantissime librerie indipendenti che se ricevessero il sostengo reale, concreto, di tutti quelli che si lamentano delle librerie legate ai distributori, non chiuderebbero così spesso.

      “Profitti usati per pubblicare il 90% di fallimenti? Non credo sia una percentuale vicina alla verità, ma è solo una mia impressione.”

      Due conti. “La solitudine dei numeri primi” ha venduto circa due milioni di copie, generando un fatturato per la Mondadori approssimativo di 24.000.000 di euro. Covacich, secondo allo Strega di quest’anno, e considerato un autore considerevole, anni fa aveva rilasciato un’intervista in cui diceva che un suo libro, uscito per Mondadori, era stato tirato in 6.000 copie, a cui corrisponde un fatturato per Mondadori di circa 72.000 euro,. E stiamo parlando di un autore di punta: la maggior parte dei libri della collana SIS (Scrittori Italiani e Stranieri) della Mondadori, che è un po l’ammiraglia dell’azienda, parte con una prima edizione da due o tremila copie. Consideriamo, ottimisticamente, una media di 5.000 copie stampate (non necessariamente vendute) per libro. Ogni anno nella SIS escono 52 romanzi. Totale copie stampate: 250.000. Il libro più venduto della SIS ha venduto dieci volte degli altri 51.

      “Perché alcuni titoli vendono più di altri? Abbastanza facile. Prendiamo, per esempio, le 50 sfumature che ha citato diverse volte. C’è sesso e perversione. Di più non serve a una persona media per sentirsi attratta, perché le campagne di marketing sono strutturate in modo da solleticare il guardone che c’è in essa.”

      Esistono migliaia e migliaia di libri simili a 50 sfumature di grigio che non vendono una copia.

      “Un discorso simile si può fare per i libri di Volo e Gramellini (per fare due esempi). Sono testi semplici, facili, che parlano al lettore come fosse un amico seduto davanti a lui, raccontando storie che più o meno capitano a gente che il lettore conosce o a lui stesso.”

      Esistono migliaia di libri simili a quelli di Volo e Gramellini che non vendono una copia.

      “E questo incoraggia il lettore medio, perché non sono richieste particolari conoscenze per comprendere. Dopotutto questo genere di libri non è pensato per lasciare qualcosa. Servono a intrattenere senza costringere il lettore a usare la propria fantasia o creatività di pensiero. Ecco perché io li considero banali.”

      Non capisco il sillogismo…

      “Gli autori di oggi li vedi in tv, li senti alla radio, sono su facebook e così via. Chi li legge sviluppa verso di loro una sorta di conoscenza personale, quasi un’amicizia (ormai i media permettono una sovraesposizione impensabile per autori di 50 o 100 anni fa). Ovviamente si tratta di un moto unidirezionale, dal lettore all’autore, ed esiste solo nella mente del lettore. Ma tanto basta per assicurare la vendita.”

      Su questo sono d’accordo.

      “Chi, al contrario, li demonizza lo fa per esprimere un disagio. Sarà pur vero che molti sono invidiosi del successo (io credo più della ricchezza e del fatto che non devono lavorare per vivere), e sarà anche vero che molti di questi invidiosi sono scrittori incapaci a cui nessuno ha mai consigliato di lasciar perdere, ma non sono tutti così.”

      Inffatti: molti scrittori, anche di grande insuccesso, non demonizzano Fabio Volo. 🙂

      “Non è solo l’invidia a far nascere le critiche, e pensarlo è indice di pigrizia mentale. Io provo rabbia, per esempio. Rabbia perché l’Italia è un paese in cui i lettori sono sempre meno”

      Negli ultimi anni c’è stato un calo nelle vendite dei libri ma se vai a vedere il dettaglio delle cifre scoprirai che sono crollate le vendite negli autogrill mentre sono aumentate quelle legate a presentazioni, eventi museali e fiere del libro (ad esempio qui: http://www.ilpost.it/2015/10/12/lo-stato-del-libro-in-italia/ ). Confrontato con il calo delle vendite in altri settori (automobili, case o vestiti) il mondo dei libri è stato sfiorato dalla crisi.

      “ma in cui chi ha quasi il dovere di intervenire”

      Cioè chi?

      “non fa che presentare autori dalle capacità mediocri, ma spendibili sul mercato, contribuendo ad affossare ancora di più la qualità dell’offerta.”

      Io continuo a vedere presentazioni bellissime in librerie alternative – Pallotta a Roma, Open (e altre) a Milano, Zabarella a Padova, L’ibrida idea a Torino, ecc ecc

      ” Diventa difficile, così, interessare i potenziali nuovi lettori.

      Sicuramente impossibile interessare potenziali lettori che cercano le novità in autogrill – ma siamo sicuri che lettori di questo tipo sarebbero in grado di aprpezzare autori diversi da quelli che trova?

      “Provo indignazione perché autori come Erri De Luca, Scarpa e Aldo Nove sono acclamati come grandi poeti solo perché acquistano notorietà per altro, mentre la qualità delle loro composizioni è infima.”

      Non ho letto nulla di nessuno di questi tre autori, non posso rispondere.

      “Comunque, a ciascuno il suo.
      Fabio Volo non ha alcuna colpa. Ha il grande merito di essersi inserito in un mondo che sta diventando sempre più a misura sua e dei suoi simili.”

      Su questo sono abbastanza d’accordo.
      😉
      A presto!
      Paolo

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      1. Francesco Vitellini ha detto:

        Intanto grazie per la risposta (cosa non scontata, purtroppo).
        Conosco la proposta alternativa di tanti editori piccoli e coraggiosi che investono in qualità più che in vendibilità, e anche editori piccolissimi che cercano di selezionare chi pubblicare con estrema attenzione, per offrire ai propri (pochi) lettori dei testi di assoluta qualità. Sì, la qualità è sempre soggettiva, ma anche no. Le fiere sono un buon mezzo per tenersi aggiornati, ma dato che si svolgono solo nelle grandi città è difficile che possano mai diventare un luogo di diffusione dell’amore per la buona lettura.
        Lo stesso discorso vale per le librerie. A Milano ci sono quelle enormi, che esploro almeno una volta al mese, e quelle indipendenti, in cui entro quando ci passo davanti. Spesso le indipendenti sono specializzate (e a Milano significa design, moda, musica e poco altro) oppure un pot purri di mille cose differenti. É pur vero che nelle indipendenti il rapporto coi libri esposti è più sentito, c’è più curiosità e voglia di scoperta, cosa che in una Mondadori o una Feltrinelli è difficile. Va da sè che cercando un particolare libro, o un libro di un argomento particolare allora è meglio cercare una libreria specializzata o ordinare il libro in rete. Resta un fatto, però, che nelle librerie più frequentate, quelle enormi, i libri più pubblicizzati sono quelli che vendono di più.
        Grazie per a precisazione sui volumi di vendita. Evidentemente avevo un’impressione sbagliata o un’opinione troppo alta di chi pianifica gli investimenti delle case editrici 🙂
        Esistono tanti libri come 50 sfumature e come quelli di Volo e Gramellini, ma non conosco un solo nome. Allo stesso modo esistono migliaia di cloni di Twilight, ma non conosco un solo nome. É l’effetto della moda e del successo. Se io domani riuscissi a sfondare sul mercato con la mia raccolta di sonetti ti garantisco che ci sarebbe un’invasione di sonettisti improvvisati.
        Il sillogismo è semplice: il lettore medio non ama gli sforzi di mente, i libri di Volo & Co. sono facili, il lettore medio compra i libri di Volo & Co.
        Anche se il mondo del libro è stato solo sfiorato dalla crisi, oltre metà degli italliani non ha mai letto un libro in vita sua (escludo i testi letti a scuola per dovere). E chi ha il dovere di intervenire sono coloro che mettono i libri sul mercato, gli editori.
        Anche io so che le librerie alternative presentano testi di spessore, ma sono, appunto, alternative, non frequentate da un grande pubblico. E le presentazioni di autori validi sono, quasi sempre, frequentate solo da amici dello stesso.
        Io non posso essere sicuro che un lettore che cerchi novità in autogrill sappia apprezzare un testo diverso da quelli che è solito leggere, ma conservo questa speranza 🙂
        Grazie ancora e buona serata

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  22. Gin ha detto:

    ehm ehm… ho letto tutto, e alla fine la cosa più bella che trovato è stato il link alla canzone di Margherita Vicario, cosa di cui ringrazio infinitamente l’autore. Una bellissima scoperta, che farò conoscere alle mie nipoti ventenni!

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  23. amanda ha detto:

    applausi

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  24. cLf ha detto:

    sarà innocente ma è un coglione.
    In quanto all’incoerenza, suppongo che Fabio Volo si riconosca colpevole, traditore di se stesso.

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  25. #svolgimento ha detto:

    Zardi, TI STIMO! Anche se io e te siamo sempre su due pianeti diversi questo pezzo mi trova assolutamente d’accordo ! Smakkete Io leggo chi mi va di leggere in quel momento , baci abbracci e cottilons. Wood !

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  26. khalliope ha detto:

    L’ha ribloggato su MAISENZAUNLIBRO.

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  27. Giacomo Brunoro ha detto:

    Questo articolo dovrebbe essere imparato a memoria obbligatoriamente da chiunque pensi di avere qualcosa da dire sull’ “editoria” e sui libri.

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  28. sofiailpensierofilosofico ha detto:

    Buongiorno, credo che un ruolo importante nel successo editoriale di un libro scritto da chicchessia sia svolto dalla fortuna. Nessuno infatti può sapere in anticipo cosa ne sarà del proprio manoscritto.
    Tuttavia non sottovaluterei del tutto la capacità degli editori nell’intuire le tendenze letterarie.
    Maryd

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