Cartoline dal fronte

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Un tempo viaggiavo molto, per lavoro. In giro trovavo alcuni dettagli curiosi che poi, attorno al 2009, avevo raccolto e messo in un post nel mio primo blog, ora defunto. Anche alcune di queste cose sono sparite – non esistono più.

La parete di una casa, a sinistra, lungo la A4 da Verona verso Padova, con la scritta sbiadita, a caratteri cubitali “GI & GI Zoo prefabbricati – REGGIO” [SPARITA]

Il negozio “Nino Parrucca” all’aeroporto di Palermo e il bar e ristorante e pasticceria Bristol, vicino al mare, con i suoi piatti saporitissimi e il dolce “sette note” fatto da sette strati di sfoglia e crema e cacao, con la decorazione di cioccolato a forma di chiave di violino.

La scritta DUDU TI AMO lungo la superstrada da Lecco a Sondrio e il negozio Dudù Bijoux in centro a Verona, davanti all’agenzia Api Pazze, sulla cui vetrina si riflette l’Arena – Dudù, che è il primo soprannome che ho dato a Dunja. [DA VERIFICARE]

L’autogrill Monte Baldo Sud, tra Verona e Brescia, dove entro e posso dire “il solito, grazie”, e loro sanno.

La pizza Panzanella al Florian di Piazza Indipendenza a Roma, ma la pizza Panzanella come la faceva il pizzaiolo di una volta, piena di mozzarella cruda e scaglie di grana e pomodorini, non questa secca e povera che fanno adesso per risparmiare; e la sede del Consiglio Superiore della Magistratura che si vede mangiando seduti; e quella sera con Francesco, la prima volta che siamo andati a Roma per un nostro cliente, e ci sembrava di essere diventati grandi.

La Garbatella, e i suoi viali popolari, pieni di nonni con i loro nipotini a manina e signore con i carrelli della spesa che si fermano a parlare con il macellaio che sta all’entrata del negozio.

La torre dell’inceneritore di Brescia, azzurra chiara e azzurra scura, con il colore che cambia in base all’ora – che quando l’ho visto per la prima volta, nel 2000, andando verso Milano, una mattina, alle sette, a fare un colloquio, con l’amico Paolo in macchina, mi era sembrata quasi bella.

Quel ristorante verso Ravenna, in mezzo al nulla, con un carrello di bolliti lungo due metri, a cena con due amministratori delegati, a parlare di impianti del gas.

La trattoria a Belluno, che se non mangi tutto si arrabbiano. Venerdì pesce. [SPARITA]

Il McDonald della stazione Termini, con le finestre del primo piano da dove si vedono le persone passare sotto, come in un film – persone che si salutano, che si baciano, che vanno via da sole, che corrono, che dondolano la testa, che ridono al telefono, che si scambiano biglietti da visita, che chiedono un euro.

Il negozio con l’insegna “Qui si imbalsamano animali” all’entrata di La Spezia, venendo dall’autostrada, sulla destra, proprio mentre la strada scende. [DA VERIFICARE]

L’odore della pelle dei divani delle camere dell’albergo Salyut, e la televisione al plasma con le tv private della Valtellina.

La testa del toro appesa ad una porta della città, a Rimini, che se ci passi sotto e dondola allora sei cornuto.

La casa con una canoa di pietra costruita sul tetto, tra Brescia Ovest e Brescia Est, a destra, che Dunja l’ha vista una volta, e per mesi abbiamo cercata di rivederla, ad ogni viaggio, senza mai riuscirci – e quando ci siamo riusciti abbiamo riso per mezz’ora. [SPARITA]

E il tramonto sul mare visto dall’aeroporto Falcone e Borsellino; Venezia dall’alto che sembra un pesce; le città che si intravedono dietro le nuvole gialle da diecimila metri di altezza. E le albe in giro per l’Italia, che ti sorprendono sempre e ti stringono il cuore.

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