La recherche

Mi diverte sempre molto leggere, nei blog che seguo, quei post in cui si elencano le chiavi di ricerca usate dagli utenti per arrivare al sito – di solito sono un bel campionario di ridicolaggini e stupidità. Su Grafemi, purtroppo, non ci sono perle particolarmente divertenti – ma, qua e là, compaiono domande alle quali il mio blog, in effetti, tenta di dare una risposta, seppur parziale.

Scorrendo la lista dei “termini di ricerca”, come li chiama WordPress edizione italiana, vedo che in cima alla classifica c’è la semplice parola “bue”. Provando a cercarla anch’io, ho scoperto che per un certo tempo la prima immagine che compariva nella ricerca di questa parola, su “Google immagini”, era quella che compariva sul post Popolo bue, che, accanto a una bellissima frase di Shakespeare tratta da Coriolano, presentava un bovino dalle corna gigantesche.

Il secondo termine più cercato è, come forse era facile immaginare, grafemi. In realtà questo blog non parla di grafemi – la breve definizione che si trova nella pagina “Cosa significa la parola Grafemi” è copiata da Wikipedia. L’idea di usare questa parola un po’ particolare per il nome di un blog era nata per caso – mi piaceva pensare che in fondo ciò che si scrive è una sequenza di segni, e che da là bisogna per forza partire. E prima di arrivare a paolo zardi, già fuori dal podio, al quarto posto, si deve passare per ben 10. Anche in questo caso il post c’entra poco con Ben Tennyson, il personaggio dell’omonima serie di cartoni animati: il post in cui se ne parla si occupava proprio di chiavi di ricerca. Con tutte le sue varianti (ben ten, ben ten da colorare, ben 10 da colorare, ecc), per mesi è stato una specie di tormentone.

E’ evidente che in tutti questi casi il mio blog non fornisce alcuna risposta sensata alla ricerca: è un caso fortuito, uno scherzo di Google, o non so cos’altro. Per trovare ricerche realmente produttive, bisogna scendere un po’ nella classifica – e là ci sono le mie piccole soddisfazioni. Al nono posto, ad esempio, c’è Madame Bovary, che dovrebbe portare il “cercatore” a quello che io considero uno dei miei post più interessanti, dedicato a un’analisi del romanzo di Flaubert. Al decimo posto, venite adoremus, che porta a  questo post natalizio del 2009, riproposto anche quest’anno, nella homepage del blog, e all’undicesimo otello marcacci, autore di “Gobbi come i Pirenei”, Neo Edizioni, e “Il ritmo del silenzio”, EDS, e amico (che io colpevolmente trascuro): di lui, c’è una bella intervista in questo post.

Qua e là compaiono termini legati a Mr Bean, e a sua moglie. In questo caso, il post parlava di economia, e di programmi di foto ritocco, e solo incidentalmente del comico inglese. Grande soddisfazione, invece, per le ricerche di Nick Drake, che portano a un post che avevo dedicato a lui, dove parlavo di quanto fosse grande la sua arte musicale, poco conosciuta, e per quelle che riguardano Nicola Pezzoli, amico fraterno di scrittura, al quale sono dedicati diversi post: quello sul suo primo romanzo, Tutta colpa di Tondelli edito da Kaos edizioni, quello in cui si recensiva, in assoluta anteprima, il suo romanzo inedito che poi è stato pubblicato da Neo Edizioni, cioè Quattro soli a motore, e un post con un suo bellissimo racconto. Ci sono poi diverse ricerche di Matteo Scandolin, autore del libro E’ tutto qui, del quale ho parlato circa due anni fa, e di Matteo Righetto, che ha scritto Savana Padana, e che io ho intervistato alla fine del 2009 in questo post.

Abbastanza costante la ricerca che riguarda il libro Storia della morte in Occidente, di Philippe Arles, del quale avevo parlato qui, e quella su Casa desolata, il capolavoro di Charles Dickens, del quale ho scritto una recensione sui generis. Mi sorprende, invece, la frequenza della parola kofetarica, cioè donna che prepara il caffè in sloveno, che è il titolo di un racconto di scarso valore che avevo scritto tanto tempo fa, dal titolo, appunto, Kofetarica, nel quale compariva un celebre quadro con lo stesso nome. Poco sotto, c’è paolo zardi la felicità esiste, dopo, però, gobbi come i pirenei, libro di Otello Marcacci di cui si è parlato sopra. Soddisfazione per le vie dei canti, bellissimo libro di Chatwin, che mi ha letteralmente cambiato la vita (ho lasciato Padova grazie a lui) e del quale parlavo in un post che presentava un video girato da me nel 2007, durante i miei viaggi in giro per l’Italia.

Philip Roth intervista punta a un’intervista inedita del 1967 che avevo tradotto personalmente – un lavoro di cui sono abbastanza orgoglioso, e che era stato in seguito ripreso anche da Vicolo Cannery e da Radio 3: mentre kurt cobain piccolo, kurt cobain giovane, kurt cobain occhi, kurt cobain adolescenza, puntano tutte a questo post sul passaggio dalla fanciullezza all’età adulta. La teocrazia in Tibet, e tutto quello che la riguarda, è un argomento ricercato con una certa costanza – il post in cui si parla degli orrori perpetrati dai monaci buddisti in Tibet prima dell’arrivo dei cinesi si intitolava La simpatica favoletta della teocrazia in Tibet.

Ci sono poi Alessandra Racca, e le sue poesie, di cui parlo in due post: una recensione del suo libro Poesie antirughe, Neo Edizioni, e un resoconto di un poetry slam tenuto a Portogruaro nel luglio dello scorso anno; Francesco Coscioni, editore, e Angelo Biasella, suo socio alla Neo Edizioni, che compaiono come tag in diversi post, e Sabrina Barbante, autrice emergente, che avevo citato in un post su Antibes, la città francese che dà il titolo a un suo romanzo inedito che ho avuto l’onore di leggere, e anche Nin Scolari, indimenticato maestro di teatro, e drammaturgo, e attore, alla cui memoria era dedicato questo post.

E poi ci sono le voci sparse, le domande molto precise, e un po’ particolari. Tra tutte, amo emma attraverso lo sguardo del futuro marito romanzo, che ricorre una cinquantina di volte, tre capezzoli, e poi un tutto sommato frequente pompino al cane che rimanda sia a un post sulle prime volte, sia a un altro post abbastanza esplicito sui cessi di Mestri, che era stato lo spunto di partenza dell’ultimo racconto di Antropometria; e poi i nanetti al lavoro, e ipoplasia vaginale, e lennon e mccartney (wow!), e qualcosa su Nabokov, e tette palpate, e donne con tre tette (boh!), grafemi pabloz, raffaella galasso, cristiana pisani, giulia belloni, morena fanti, alessandro beretta, chiara canton, nathanael westuccello moto perpetuo, un amor bicicleta (7 volte), un 5 volte per salmone che scodinzola, un bellissimo significato del cieco madame bovary (che effettivamente affronto nel post su Madame Bovary), qualche logica di processo (che punta a questo poste scoiattoli disney, che punta a un post particolarmente lungo ma al quale sono molto affezionato, che parla di Cenerentola, della sua storia millenaria, e della Kalevala, epopea scandinava.

Nel complesso, dunque, scopro una cosa abbastanza risaputa, e valida in generale, e cioè che parecchie persone finiscono sul mio blog per motivi del tutto slegati da quello che ho scritto; ma nonostante questo rumore di fondo, ci sono picchi che mi fanno ben sperare – quelli su Madame Bovary, quelli su Casa Desolata, sugli amici scrittori (Scandolin, Righetto, Pezzoli, Marcacci, Racca), su Antropometria e su La felicità esiste. Sono convinto che Internet inizi ad assomigliare a un cervello, e che Google rappresenti la prima forma di intelligenza artificiale con un qualche senso; e così come la nostra intelligenza a volte ci porta da un punto a un altro in modo del tutto casuale, per associazioni impreviste, così anche il più famoso motore di ricerca del mondo porta un tizio che cerca qualcosa su un bue verso un post che parla di Shakespeare: se anche uno solo di quelli che cercavano il bue si sono fermati a leggere una riga del grande bardo, be’, io ne sarei proprio contento!

8 commenti Aggiungi il tuo

  1. Daniele ha detto:

    Trovo anche io interessanti, e spesso esilaranti, le connessioni tra i termini di ricerca e il mio blog.
    E anche questo tuo post.
    Più che intelligenza artificiale io vedo Internet come uno strumento potentissimo, in grado di mettere in collegamento informazioni apparentemente scollegare e, tramite di esse, le persone che le producono e/o le consumano.
    In pratica si evidenzia anche la grossa funzione culturale che la rete ha.

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Il problema dell’intelligenza artificiale riguarda la sua stessa definizione… è una proprietà svincolata dal substrato “fisico” che ci sta sotto, o è una proprietà che emerge da alcune caratteristiche fisiche, o morfologiche? In altre parole: l’intelligenza prodotta dal cervello è oltre la rete che connette i neuroni, o deriva proprio da questa?
      Osservando Internet, vediamo che ha molte caratteristiche di un cervello – informazioni diffuse su una rete molto estesa e “debolmente” connessa (cioè ogni nodo è collegato con pochi altri nodi: nel caso del cervello ci sono le connessioni tra neuroni, nel caso di Internet abbiamo i link). E Google è l’orecchio e la bocca di Internet: faccio una domanda e Google risponde – e per farlo, usa solo le informazioni sparse per sulla rete, e valutate in modo automatico da un algoritmo che non ha nulla di intelligente – cioè che non “capisce” cosa sta elaborando. Le informazioni sono diffuse senza alcun disegno predefinito. Tanti piccoli neuroni collegati tra loro hanno prodotto l’intelligenza umana…

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  2. Zio Scriba ha detto:

    Sarà che il mio è (anche) un blog volutamente umoristico, sarà che sia in certi raccontini che in certi veementi pezzi d’opinione non mi faccio problemi a usare parolacce, fatto sta che rispetto alle tue le mie chiavi di ricerca fanno al tempo stesso scompisciare e vergognare… 🙂
    Per fortuna, però, anche da me compaiono spesso ricerche di altissimo livello, basate sul tuo nome (o su altri grandi scrittori che amo), su quello del tuo blog, o sui titoli dei tuoi libri…
    Un abbraccio, e a presto!!

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Ricordo bene il tuo post (anzi, i tuoi due post) sull’argomento: esilaranti non solo per le ricerche degli utenti, ma anche, e soprattutto, per i tuoi commenti… mi rinfreschi il link ai post?
      A presto!

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  3. carloesse ha detto:

    Al di là delle tue (come sempre) interessanti considerazioni sull’intelligenza della rete (o nella rete ?) e sulla potenza ( o delle potenzialità, se se ne studia l’utilizzo) dei link, per un neofita del tuo blog, come io sono, mi viene ora utile trovare (perlappunto) dei link belleppronti su tuoi post passati che ignoravo. E naturalmente partirò da Nick Drake e poi Flaubert (li adoro da sempre).
    Ciao.

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      Il tuo commento mi ha spinto a pensare a una nuova rubrica! 😉 Mi piacerebbe raccogliere, con cadenza settimanale, i link alle cose interessanti che mi capita di leggere – ho provato a fare qualcosa di simile con Twitter, ma vedo che lì le cose spariscono nel giro di qualche secondo…
      a presto!

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  4. marina ha detto:

    questa carrellata mi è utile per andare a vedere i post di prima che ti conoscessi :-)ciao, buona settimana!

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    1. Paolo Zardi ha detto:

      buona settimana anche a te!

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